Ministro irakeno: Truppe schierate per l'offensiva finale
Baghdad (AsiaNews/Agenzie) - Kassim Dawoud, ministro dello stato irakeno, ha annunciato in una conferenza stampa che "truppe irakene sono pronte all'offensiva finale contro Moqtada al-Sadr e i suoi miliziani". Questa mattina il ministro ha ribadito le condizioni per un cessate il fuoco, altrimenti "la soluzione militare della crisi prevarrà. Le azioni sono imminenti e le truppe sono già schierate".
Moqtada al-Sadr ha sempre meno appoggi nel paese. Ieri, il delegato musulmano Abdul-Halim al-Ruhami ha detto che "se c'era qualcuno che simpatizzava per lui in passato, ora non vi è più nessuno, visto il suo atteggiamento". Il capo della polizia di Najaf, Ghaleb al Jazairi, è stato ancora più duro: "Non smetteremo mai di combatterli Se si rifiutano di arrendersi e di consegnare le armi, penetreremo nel santuario e li uccideremo". Il padre 84enne e malato di Ghaleb è stato rapito dai ribelli di Moqtada al-Sadr.
Ieri, i deputati riuniti a Baghdad avevano ribadito 3 condizioni per una soluzione pacifica della crisi: abbandonare il mausoleo dell'Imam Ali, deporre le armi, formare un partito politico. Al-Sadr deve inoltre sottoscrivere una dichiarazione in cui si impegna a non fomentare altra violenza in futuro e deve rilasciare tutti i civili e gli agenti iracheni rapiti dai suoi miliziani. Un'ultima condizione è quella di presentarsi davanti alle telecamere della televisione per dichiarare la fine dell'esercito di al Mahdi, il gruppo di ribelli armati, pagati da Moqtada al-Sadr.
La crisi di Najaf sembrava essere ad una svolta. Il leader radicale sciita Moqtada al-Sadr aveva accettato di disarmare le milizie e di sedere al tavolo delle trattative e attraverso un portavoce aveva fatto sapere di accettare tutte le richieste dell'assemblea, inviando una lettera a un deputato dell'Assemblea. Al-Sadr, da parte sua, aveva chiesto che per evacuare il santuario di Alì venisse proclamato un cessate-il-fuoco. In mattinata si sono registrate esplosioni nella città vecchia di Najaf, dove è arroccato il leader radicale sciita con i sui miliziani. (DS)