Mindanao: dieci anni dopo l'armistizio, pace ancora lontana
Dieci anni dopo l'accordo di pace firmato dai ribelli del Moro e dal governo, p. Sebastiano D'Ambra, missionario del PIME, analizza per AsiaNews la situazione del sud delle Filippine. Pace e sviluppo economico da ricostruire con il dialogo e la comprensione interreligiosa.
Malacañag (AsiaNews) L'accordo di pace firmato dieci anni fa da Manila ed i ribelli di Mindanao "non sembra aver prodotto alcun risultato", tanto che ancora oggi "sembra lunga la strada verso una pace reale e duratura e verso lo sviluppo della zona". E' questo il senso della riflessione che p. Sebastiano D'Ambra, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere e direttore del Movimento per il dialogo interreligioso Silsilah, ha inviato ad AsiaNews in occasione del decimo anniversario del trattato di pace.
Il missionario analizza la situazione internazionale - che dopo l'11 settembre del 2001 "sembra attraversata da un muro invisibile" che "percorre il mondo intero e divide le nazioni" - ed invita al dialogo ed alla comprensione reciproca, "unica vera strada verso la risoluzione del conflitto".
Riportiamo di seguito il testo completo.
Dieci anni fa, il 2 settembre del 1996, ero a Malacañag con alcuni amici per rappresentare il Silsilah durante lo storico evento della firma dell'accordo di pace fra il governo delle Filippine ed il Fronte per la liberazione nazionale Moro (Mnlf), rappresentato da Nur Misuari [leader storico della guerriglia indipendentista ndr]. Erano testimoni dell'evento anche diversi rappresentanti dell'Organizzazione delle conferenze islamiche.
In quell'occasione ho ricordato le molte vittime del conflitto ed i membri del Fronte che ho aiutato in qualità di negoziatore, passando quasi due anni in colloqui continui nelle foreste con i ribelli e con i generali dell'esercito accampati al comando meridionale. Era per me una missione di pace ed alla fine, nonostante le molte difficoltà e le minacce ricevute, siamo stati in grado di aiutare il processo che ha condotto alla firma.
Durante la cerimonia di Malacañag mi sentivo felice e pieno di speranza, testimone di una nuova attesa di pace per la nazione. Il Silsilah è stato in prima linea durante gli sforzi per la pace nella regione sin dalla rivoluzione del 1986: questo ci ha reso sensibili ad ogni spiraglio di apertura.
Dieci anni dopo, sfortunatamente, non vedo progressi.
Di sicuro, la situazione internazionale è un importante fattore da considerare. La grande speranza di costruire un dialogo di civilizzazione sotto l'egida dell'Unesco e delle Nazioni Unite è fallita dopo la tragedia dell'11 settembre. Ora sentiamo come un muro invisibile che attraversa il mondo e divide le nazioni. Possiamo dire che oggi c'è uno scontro di civiltà, che diviene ancora più pericoloso dato che alcuni poteri usano la religione per applicare la vecchia teoria del dividi et impera.
Concentrandosi sulla situazione di Mindanao, mi rendo conto che molti altri fattori hanno contribuito a ritardare il processo di pace. I governi che si sono susseguiti sin da Marcos hanno usato in modi diversi la politica per aizzare i sospetti dell'una e dell'altra parte. Oggi, sembra che i due lati non abbiano alcuna fiducia reciproca.
D'altra parte, la gente comune soffre ed è ormai stufa delle promesse. I fondi ed i progetti sono stati pensati e diretti in maniera quasi esclusiva alle aree di conflitto, ma alcune di queste sono tuttora in una situazione molto instabile. E' difficile vedere il progresso che dovrebbe esistere in proporzione ai fondi stanziati e consegnati a leader locali o ad Organizzazioni governative e non.
Più di recente, l'attenzione alla questione del "dominio ancestrale della terra" ed ai diritti dei lumads [tribali che abitano le zone sconvolte dalla guerriglia ndr] è stato un passo positivo. Ma se si scende sul piano pratico, sull'attuazione dei termini dell'accordo di pace, le questioni rimangono molto complicate.
La stessa cosa si può dire sul problema di quale forma di governo verrà messo in pratica. Il governo autonomo di Mindanao è partito con un approccio sbagliato, ma la situazione si è fatta ancora più complicata a causa dell'irresponsabilità dei leader e del governo, ancora al suo stadio iniziale.
In questa complicata situazione, un aspetto positivo è rappresentato dagli sforzi di molti gruppi ed istituzioni che lavorano per la pace. Sfortunatamente, non tutti gli sforzi sono coordinati nella giusta maniera e non tutti i gruppi sono impegnati con lo spirito e le motivazioni corrette.
Nel corso di tutti questi anni, noi di Silsilah abbiamo sviluppato e diffuso il nostro concetto di pace, che parte dalla comprensione spirituale del concetto di dialogo a livello personale e che guida verso la trasformazione sociale, una strada per la pace.
All'inizio la popolazione ed i gruppi impegnati non hanno dato la giusta attenzione alla nostra causa, perché ciò che il Silsilah promuove non viene visto come interesse primario. Alcuni dicevano che ciò di cui si ha realmente bisogno è pace e sviluppo, senza alcun bisogno di aspetti spirituali. Abbiamo insistito, spiegando che la nostra prima ambizione è il dialogo, inteso non come strategia per vincere, ma come spiritualità che si approfondisce secondo i canoni della nostra religione.
Questo sforzo è meglio conosciuto come "Promuovere la cultura del dialogo, strada per la pace".
Molti hanno iniziato a capire che, forse, è proprio questo il giusto approccio per costruire una pace duratura e lo sviluppo dell'area.
Riflettendo su questo e continuando a costruire la pace per Mindanao, invitiamo i musulmani a riflettere su questi versi del Corano: "Sii paziente! La tua pazienza [non viene da altri] se non da Dio. Non ti affliggere per loro e non farti angosciare dalle loro trame. In verità Dio è con coloro che Lo temono e con coloro che fanno il bene. (Sura XVI, 127, 128)". Con questo in mente, li invitiamo a riscoprire l'importanza del "Jihad della pazienza".
Allo stesso modo chiediamo ai cristiani di riflettere tramite la preghiera su questo messaggio, tratto dai Vangeli: "Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi. (Marco 12, 29 31)". Per questo, li invitiamo ad identificarsi con l'invito all'amore ed alla riconciliazione.
La mia speranza e la mia preghiera, in questo decimo anniversario del processo di pace, è che insieme possiamo continuare a lavorare per una soluzione che sia vincente per entrambe le parti in causa, usando la storia non per dividerci ancora di più, ma leggendola con gli occhi di coloro che capiscono gli errori del passato in un nuovo contesto, trovando insieme nuove soluzioni che costruiscano una pace duratura.