Mindanao: ancora nessuno rivendica il rapimento di p. Sinnott
Manila (AsiaNews) – Ancora nessun contatto con i rapitori di p. Michael Sinnott, missionario irlandese di 79 anni sequestrato lo scorso 10 ottobre a Pagadian (Mindanao) da un commando di sei uomini armati. Il sacerdote è stato avvistato l’ultima volta il 12 ottobre nella zona Lanao del Norte. Mentre polizia e membri della Chiesa continuano le operazioni di ricerca e mediazione con i sequestratori, cristiani e musulmani pregano per la salute e la pronta liberazione del missionario.
Ieri Benedetto XVI ha ricordato il sacerdote nel suo discorso prima dell’Angelus.
Il 18 ottobre a Pagadian genitori e membri della Hangop Kabataan Foundation, opera di carità per bambini disabili fondata nel 1998 da p. Sinnott, hanno sfilato in preghiera per le vie della città. Essi hanno invitato cristiani, musulmani e animisti, a pregare per la salvezza del missionario, da anni attivo nel dialogo interreligioso. La comunità islamica ha condannato nella preghiera del venerdì il rapimento del sacerdote irlandese. Intanto il governo locale ha distribuito in questi giorni migliaia di volantini dove invita i rapitori a fare “appello al loro cuore affinché consentano l’invio di medicine per p. Sinnott” affetto da gravi problemi cardiaci.
Secondo polizia ed esercito, il missionario di S. Colombano sarebbe ora nelle mani di Latip Jamat, uno dei comandanti del Moro Islamic Liberation Front (Milf) operativo nella città Sultan Naga Dimaporo (Lanao del Norte). Le notizie sono però confuse e il Milf continua a negare qualsiasi coinvolgimento nel sequestro. “Essi sono situati nella provincia di Lanao – afferma Benito de Leon, responsabile dell’esercito di Lanao del Norte - ma ci sono altri reports che segnalano la loro presenza a Zamboanga, e altri ancora a Basilan”.
P. Nador J. Jesulga, attivo nel 2007 nella liberazione di p. Giancarlo Bossi, Pime, afferma: “Ci sono molti falsi mediatori che sostengono di rappresentare i sequestratori, per trarre vantaggio dalla situazione, guadagnando denaro oppure disturbando il processo di pace”. Partendo da questa passata esperienza egli invita le autorità a creare una Task Force composta di più livelli, che coinvolga non solo esercito e polizia, ma anche membri della comunità locale e quanti desiderano sul serio la liberazione di p. Sinnott.
12/11/2009