02/10/2006, 00.00
FILIPPINE
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Mindanao, vescovi e ulema chiedono il ritorno al tavolo delle trattative

di Santosh Digal

In un documento firmato dalla Conferenza dei vescovi e degli ulema delle Filippine, si sottolinea che solo il dialogo fra i guerriglieri islamici ed il governo può risolvere il conflitto e riportare la zona alla normalità. Stesso invito anche dai 16 sultanati reali di Mindanao.

Butuan City (AsiaNews) – I membri della Conferenza dei vescovi e degli ulema delle Filippine hanno chiesto al governo ed ai guerriglieri del Moro Islamic Liberation Front (Milf) di ritornare "al più presto" al tavolo dei negoziati "per il bene della popolazione di Mindanao".

I colloqui si svolgono a Kuala Lumpur, ma sono in una fase di stallo da parecchi mesi per la richiesta - avanzata dal Milf - di ottenere dal governo la gestione di altri mille ettari di terreno. Manila ha dichiarato la richiesta "incostituzionale" e l'ha respinta, provocando l'interruzione dei lavori e la ripresa delle ostilità.

La Conferenza, in un documento pubblicato lo scorso 30 settembre, sottolinea che "solo i negoziati, non importa quanto lunghi e tediosi, possono risolvere il conflitto in maniera umana". Il documento, diffuso dai media nazionali, è indirizzato al Consigliere presidenziale per il processo di pace, Jesus Dureza, ed al presidente del Fronte islamico, Murad Ebrahim.

La Conferenza è composta da 24 vescovi cattolici, 18 protestanti e 24 ulema: per preparare il documento, si sono riuniti in un incontro plenario che si è svolto nel corso di settembre a Davao City. Le firme alla fine del testo sono dell'arcivescovo di Davao, mons. Fernando Capalla, da Hilario Gomes della Chiesa unita di Cristo nelle Filippine e dal dott. Mahid Mutilan, presidente della Lega degli ulema del Paese.

Un altro documento, preparato dai 16 sultanati reali di Mindanao, si appella per lo stesso obiettivo alle parti in causa. "Solo con il dialogo – si legge nel testo – potremo trovare una soluzione congiunta che risolva il contenzioso".

Il Milf combatte da oltre 40 anni contro il governo per ottenere l'autonomia della minoranza musulmana che abita in prevalenza nella parte meridionale delle Filippine. Negli ultimi due anni gli scontri armati sono notevolmente diminuiti dopo l'inizio delle trattative di pace con il governo di Manila.

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