Mindanao, la Chiesa attacca il “massacro del sud”
di Santosh Digal
L’Associazione dei Superiori delle congregazioni religiose chiede a Manila di puntare sul dialogo, e non sulla violenza, per pacificare il sud. Gli scontri fra l’esercito ed Abu Sayyaf hanno cacciato oltre 80mila famiglie.
Manila (AsiaNews) – I leader cattolici delle Filippine hanno condannato “con dolore” gli ultimi scontri avvenuti nel sud del Paese fra i soldati dell’esercito regolare ed alcuni presunti membri del gruppo terrorista di Abu Sayyaf. Queste violenze, denunciano, stanno cacciando dalla zona oltre 80mila famiglie innocenti, che temono di morire.
L’Associazione dei Superiori delle congregazioni religiose [Amrsp, un gruppo che riunisce tutti gli ordini del Paese, maschili e femminili ndr], punta il dito contro le operazioni condotte dal governo contro i presunti membri di Abu Sayyaf, ramo filippino di al-Qaeda.
Manila, infatti, “applica la mentalità dell’occhio per occhio e dente per dente, provocando morti insensate e danni irreparabili alla zona”. I rastrellamenti dei soldati e gli scontri a fuoco “avvengono senza alcun controllo preventivo, sulla base di semplici indicazioni e rancori personali”.
In un comunicato, i leader cattolici chiedono di “cambiare rotta, dando la precedenza al dialogo, unica strada verso un vero negoziato di pace. L’uccisione dei soldati e la loro barbara decapitazione va condannata, ma perché si deve seguire la stessa violenza?”. Il riferimento è ai 15 militari uccisi lo scorso fine settimana a Basilan, nel sud del Paese.
Il vescovo locale, mons. Martin Jumoad, si è unito all’appello dell’Associazione: “Mi sento frustrato, perché lavoriamo per la pace ma vediamo solo violenza. Sono molto triste per questi crimini, che distruggono la nostra società. L’unica vera risposta è educare la popolazione alla pace”.
Vedi anche