10/01/2007, 00.00
FILIPPINE
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Mindanao, il governo ringrazia la Chiesa impegnata nel dialogo interreligioso

di Santosh Digal
Il governo della provincia meridionale ha voluto ringraziare pubblicamente mons. Morelos, per 11 anni arcivescovo della capitale provinciale, per i suoi sforzi a favore della pace fra cristiani e musulmani. Nel frattempo, si temono reazioni violente della guerriglia islamica che potrebbe aver perso il suo leader.
Zamboanga (AsiaNews) – Il governo della provincia meridionale di Mindanao ha espresso “ammirazione, rispetto ed apprezzamento” per il lavoro dell’arcidiocesi a favore dell’unità e della comprensione fra le comunità cristiane e musulmane locali.  
 
Beng Climaco, vice sindaco della capitale provinciale, ha presentato all’arcivescovo mons. Carmelo D. F. Morelos un ringraziamento formale firmato da diversi rappresentanti del governo provinciale per “la sua guida pastorale ed il suo lavoro a favore di una conciliazione fra le comunità”.
 
Il ringraziamento è stato preparato in occasione della rinuncia per limiti di età da parte del presule, che dopo 11 anni di episcopato nella città si è ritirato lasciando il posto a mons. Romulo Valles, nominato dal Papa quinto arcivescovo di Zamboanga.
 
Asbi Edding, consigliere musulmano, ha espresso “ammirazione per la spinta vigorosa fornita dal vescovo al suo apostolato, sempre teso verso la pace interreligiosa” ed ha sottolineato come “i risultati di questi sforzi siano sotto gli occhi di tutti: cristiani e musulmani ora celebrano insieme Natale e Ramadan”.
 
Nonostante questi tentativi di dialogo, non si fermano gli scontri fra la guerriglia indipendentista islamica e l’esercito governativo. Tutto l’arcipelago – scosso da oltre 40 anni di scontri interni – attende infatti i risultati dell’autopsia di una delle ultime vittime del conflitto, che secondo alcune fonti militari di Manila potrebbe essere Khaddafy Janjalani, leader di Abu Sayyaf (‘Portatori di spada’, gruppo terrorista legato ad al-Qaeda).
 
Se i risultati dei test sul Dna confermassero l’identità del terrorista, infatti, per i militari “è quasi certa” una violenta reazione da parte dei militanti islamici.
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