Mindanao, avvolta nel mistero la sorte delle volontarie rapite
Manila (AsiaNews) – “Chiediamo un contatto con i rapitori, vogliamo avere prove certe del fatto che le due volontarie siano ancora in vita e soprattutto che stiano bene”. È l’appello lanciato ad AsiaNews da p. Angel Calvo, sacerdote e responsabile del Movimento interreligioso per la solidarietà e la pace, che auspica “prove certe” delle condizioni di salute di Esperancita Hupita, 42 anni, responsabile sul campo delle attività della Nagdilaab Foundation – associazione che si occupa di programmi umanitari a favore della popolazione locale martoriate dalla guerra – e Millet Mendoza, che collabora che l’Ong Tabang Mindanaw.
“Al momento non abbiamo ricevuto alcun segnale dai rapitori – continua p. Calvo, presidente della Nagdilaab Foundation – nonostante si siano attivati molti amici nella zona dove è avvenuto il sequestro”. Il religioso conferma che “non vi sono notizie sicure” sul nascondiglio scelto dai rapitori e sugli eventuali spostamenti compiuti dal gruppo. Resta comunque “l’ottimismo” perché la vicenda possa risolversi “in breve tempo e in maniera positiva”: “Dai vertici della polizia arrivano notizie secondo le quali sono stati avviati i primi contatti, ma qui nella zona non abbiamo avuto alcun riscontro”,. “Nonostante tutto – ribadisce p. Calvo – continuiamo a mantenere aperti i nostri canali e soprattutto resta viva la speranza che il sequestro abbia un esito positivo”.
Le donne, di origine spagnola, sono state sequestrate lunedì 15 settembre da un gruppo armato nell’isola di Basilan, nelle Filippine meridionali, dove è attivo il gruppo fondamentalisti di Abu Sayyaf, legato ad al Qaeda e protagonista in passato di sequestri e omicidi. Le prime voci attribuivano il rapimento a frange locali dell’organizzazione fondamentalisti, ma potrebbe trattarsi di semplici bande di criminali che hanno operato il sequestro per estorcere denaro. “Non abbiamo ricevuto ancora richieste di riscatto - conclude p. Calvo – ma nutriamo la speranza che nelle prossime ore i rapitori si facciano vivi, diano prova che le donne sono ancora vive e aprano un tavolo di trattative”.
Nel Mindanao, zona teatro del sequestro delle volontarie spagnole, resta alta la tensione fra l’esercito governativo e le truppe del Fronte islamico Moro (Milf), mentre si aggrava la situazione per i profughi – oltre 100mila nella sola provincia di North Cotabato – che hanno dovuto lasciare le loro abitazioni a causa del conflitto. Il mese sacro del Ramadan ha contribuito a riportare un po’ di calma nella regione, ma si teme che a fine mese – con la fine del digiuno – vi sia una ripresa dei combattimenti e una escalation nelle violenze. Molti dei rifugiati portano i segni – psicologici e fisici – delle violenze subite, conseguenza delle scene raccapriccianti alle quali hanno assistito nel corso dei raid compiuti dalle truppe del Milf nei loro villaggi d’origine.
Ha collaborato Santosh Digal