Mindanao, almeno 20 morti in scontri fra esercito e ribelli islamici
Sulu (AsiaNews/ Agenzie) - Continuano gli scontri a fuoco fra esercito filippino e ribelli islamici di Abu Sayyaf a Mindanao (Filippine meridionali). In due giorni 20 soldati e sette miliziani sono morti durante le operazioni per cacciare i miliziani dalla provincia di Sulu, la parte più occidentale dell'arcipelago. Intanto, l'esercito ha lanciato una vasta operazione per liberare Jenifer Casilda Villarasa, moglie del sergente Faustino Villarasa, rapita l' 8 maggio scorso da un gruppo di estremisti islamici. Il bilancio di questi giorni p uno dei più gravi dalla firma dell'accordo quadro fra governo filippino e Moro Islamic Liberation Front (Milf) per la pace a Mindanao.
Il gen. Dimingo Tutaan, portavoce dell'esercito filippino, spiega che l'offensiva lanciata dai militari serve per mettere in sicurezza i villaggi della provincia ed evitare che i civili finiscano nel fuoco incrociato fra truppe regolari e ribelli.
Il gen. Dimingo Tutaan, portavoce dell'esercito filippino, spiega che l'offensiva lanciata dai militari serve per mettere in sicurezza i villaggi della provincia ed evitare che i civili finiscano nel fuoco incrociato fra truppe regolari e ribelli.
La polizia di Sulu ha dispiegato tutte le sue forze per evitare attentati contro obiettivi sensibili di natura civile. La provincia fa parte della nuova Regione autonoma del Mindanao musulmano, frutto degli accordi quadro fra Milf e governo firmati in novembre. Nonostante gli sforzi congiunti fra ex ribelli e forze governative, la zona è ancora preda di gruppi estremisti che ricevono armi ed addestramento in Indonesia e Malaysia. Fra essi vi sono Abu Sayyaf, gruppo terrorista vicino ad al-Qaeda nato negli anni '90 e il Bansamoro Islamic Freedom Fighetrs (Biff), gruppo creato nel 2011 da ex membri del Milf ostinati ad ottenere la piena indipendenza della regione.
In questi anni la città di Jolo, capoluogo della provincia di Sulu, nel sud delle Filippine, è stata teatro di attentati e violenze. Nella zona convive insieme ai musulmani una cospicua minoranza cristiana, che rappresenta circa il 40% della popolazione, che spesso è bersaglio di attacchi da parte degli estremisti. Il 7 luglio 2009 un attentato ha colpito la cattedrale del Monte Carmelo: il lancio di una granata ha causato la morte di sei persone, una quarantina i feriti.