Minaccia un terremoto la richiesta della Commissione Onu di interrogare Assad
La domanda, legata all'inchiesta sull'assassinio di Hariri, segue alle dichiarazioni dell'ex vicepresidente Kaddam, secondo il quale "nessun servizio segreto poteva agire senza che Assad lo sapesse". Coinvolto anche il presidente libanese Lahoud.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) La Commissione d'inchiesta dell'Onu che indaga sull'assassinio dell'ex primo ministro libanese Rafic Hariri ha chiesto di poter interrogare "al più presto" il presidente sirano Assad, insieme con il ministro degli esteri di Damasco, Farouk Chareh, ed all'ex vicepresidente Abdel Halim Khaddam. La richiesta, della quale si parlava già da ieri, è stata resa nota ufficialmente oggi dalla portavoce della Commissione, Nasrat Hassa, che ha detto di essere in attesa della risposta di Damasco. All'origine del passo, che prevedibilmente avrà pesanti conseguenze sull'intera regione, ci sono, con ogni evidenza, le dichiarazioni rese venerdì proprio da Kaddam, secondo il quale Assad aveva rivolto esplicite minacce ad Hariri e non poteva ignorare il progetto dell'attentato che il 14 febbraio è costato la vita al leader libanese e ad altre 20 persone. "Nessun servizio segreto ha spiegato poteva agire senza che Assad lo sapesse".
Nella capitale siriana, ieri, Ali Sadrudin Al-Bayouni, capo dei Fratelli musulmani, gruppo a lungo perseguitato dal regime di Assad, ha espresso la convinzione che "la testimonianza di Kaddam romperà il monopolio del potere in Siria" e permetterà un cambio di regime con un'evoluzione verso la democrazia.
Già da tempo le indagini della Commissione stavano puntando il dito contro il regime di Damasco ed ambienti della sicurezza libanese ai tempi dell'occupazione siriana. Una risoluzione dell'Onu, la1644, ha imposto alla Siria di collaborare lealmente con l'inchiesta e ora l'onda di quello che un esponente della esigua opposizione siriana, lo scrittore Akram Al-Beni, ha definito "un terremoto" per il regime di Assad, minaccia di colpire anche Beirut. Lo stesso Kaddam, cha da 6 mesi ha dato le dimissioni e vive in esilio a Parigi, nel corso di un'intervista alla televisione El-Arabia, ha infatti accusato l'attuale presidente libanese Emile Lahoud e l'ex direttore della Sicurezza libanese, Jamil Sayyed, di aver "incitato" Assad ad agire contro Hariri. Contro Lahoud c'erano già in parlamento richieste di dimissioni.
L'ex vicepresidente Kaddam, che quando prese parte ai funerali di Hariri appariva visibilmente colpito, ha sostenuto che qualche tempo prima della morte del leader libanese lo aveva consigliato di "lasciare il Libano, perché a Damasco la sua situazione si stava complicando".
Nessuna reazione ufficiale è ancora giunta da Damasco, che ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento nell'assassinio di Hariri e che per mesi ha tentato di screditare il lavoro della Commissione Onu, guidata dal tedesco Detlev Mehlis. Ma già sabato il partito Baath ha deciso di espellere Kaddam. Lo stesso giorno in parlamento, dominato dai fedeli di Assad, numerosi deputati hanno definito l'ex vicepresidente un traditore. Il portavoce Mahmoud Al-Abrash ha riferito all'assemblea che il centralino era stato sommerso dalle chiamate di cittadini che chiedevano di imputare Kaddam di tradimento. Richiesta peraltro espressa in aula dal deputato Suad Bakkour, che ha chiesto ed ottenuto una mozione perché Kaddam sia portato in tribunale.
Oggi poi il quotidiano ufficiale As-Saoura ha annunciato che il governo "prenderà le decisioni necessarie per far giudicare Kaddam per alto tradimento e per aprire un'inchiesta sul suo coinvolgimento in una serie di affari di corruzione". Il giornale annuncia un sequestro dei suoi beni.