07/11/2024, 13.36
MYANMAR - CINA
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Min Aung Hlaing in Cina: colloqui su progetti, elezioni (e terre rare con le milizie)

Il generale birmano a capo dell'esercito golpista ha incontrato il premier cinese Li Qiang durante un vertice di due giorni sulla regione del Mekong. Dalle dichiarazioni cinesi emerge l'attenzione ai progetti infrastrutturali minati dal conflitto civile. Una questione che Pechino discute anche con le milizie che hanno il controllo dei confini e del commercio di terre rare.

Yangon (AsiaNews/Agenzie) - Per la prima volta dall’inizio della guerra civile nel 2021, il capo della giunta militare birmana, il generale Min Aung Hlaing si è recato in Cina e negli ultimi due giorni ha preso parte al vertice della sottoregione del Grande Mekong. Un’occasione, in realtà, per incontrare anche il premier cinese Li Qiang e discutere del conflitto in corso. 

Accompagnato da funzionari e personalità del mondo degli affari, il generale, a capo dell’esercito golpista che ha deposto la leader democratica Aung San Suu Kyi, è atterrato a Kunming, nella provincia dello Yunnan, che condivide la frontiera con il Myanmar, martedì, per partecipare al summit in cui erano presenti anche i capi di governo di Laos, Cambogia e Vietnam. 

Dopo l’offensiva lanciata un anno fa da un gruppo di milizie etniche per riconquistare i territori al confine con la Cina, si era diffuso tra i ranghi dell’esercito il timore che Pechino volesse smettere di sostenere la giunta militare. In realtà la Cina sostiene militarmente l’esercito golpista, ma ha una certa influenza anche sui vari gruppi armati che compongono la resistenza, soprattutto quelli che abitano lungo i confini.

Il principale interesse, tuttavia, continuano a essere i progetti e gli investimenti cinesi in  territorio birmano: “La Cina sostiene il Myanmar nel portare avanti la riconciliazione e la trasformazione politica ed è pronta a lavorare con il Myanmar per far progredire costantemente la costruzione del Corridoio economico Cina-Myanmar nel quadro della cooperazione di alta qualità Belt and Road”, ha affermato il premier Li, in base a quanto riportato dai media cinesi.

Nella dichiarazione cinese si legge inoltre che le due parti hanno concordato di “rafforzare la cooperazione nei settori dell'istruzione, della cultura e del turismo, potenziare gli scambi locali e reprimere in maniera congiunta i crimini transfrontalieri come il gioco d'azzardo online e le frodi nel settore delle telecomunicazioni”. Quella dei centri per le truffe online, che proliferano lungo il confine è un’altra questione su cui Pechino aveva chiesto alla giunta birmana di intervenire. 

Il quotidiano di Stato birmano, Global new light of Myanmar, è ancora più preciso nel riportare le dichiarazioni del generale Min Aung Hlaing, che ha affermato “che il Myanmar lavorerà con la Cina per ottenere assistenza in campo economico e tecnologico, nonché per migliorare la collaborazione e la sicurezza energetica, con l'obiettivo di sviluppare il Paese. Il progetto del tratto ferroviario Muse-Mandalay-Kyaukpyu inizierà nelle aree in cui è possibile”, si legge in riferimento a uno dei progetti cinesi che rientrano nella Belt and Road Initiative.

Il progetto dovrebbe collegare la città di Kunming (che ha ospitato il vertice) con il porto di Kyaukpyu, da dove parte, in direzione contraria, un oleodotto che permette alla Cina di rifornirsi di petrolio dai Paesi del Medio Oriente evitando il passaggio nello stretto di Malacca. Con il completamento della ferrovia, anche una serie di altre merci potranno arrivare in Cina per una via più breve.

Solo nel resoconto dei generali birmani c’è un riferimento ai colloqui di pace con le tre milizie (il MNDAA, il TNLA e l’AA) che hanno lanciato l’offensiva contro l’esercito, incolpate di aver violato il cessate il fuoco stabilito a gennaio con l’intermediazione cinese: “La porta della pace è sempre aperta se vogliono veramente la pace. Gli insorti armati dovrebbero fare ciò che deve essere fatto invece di dare priorità ai loro bisogni e desideri. Inoltre, il MNDAA, il TNLA e l'AA dovrebbero avere azioni chiare e specifiche per la pace in modo che il dialogo possa materializzarsi. La stabilità e lo sviluppo nelle aree di confine sono cruciali per lo sviluppo regionale e statale, e solo la stabilità può promuovere la cooperazione nell'economia e nel commercio. Pertanto, il commercio illegale, il pilastro centrale degli insorti armati ai confini, dovrebbe essere completamente sradicato. Il commercio di confine svolge un ruolo fondamentale, mentre è in funzione il pagamento diretto yuan-kyat”.

La dichiarazione birmana cita inoltre il sostegno cinese alle elezioni che la giunta ha annunciato per l’anno prossimo, anche se non è chiaro come si svolgeranno, considerato che l’esercito controlla solo una frazione di territorio nazionale.

I gruppi della resistenza si stanno concentrando sulla riconquista di città strategiche anche per la produzione mineraria, che, in molti casi, contribuisce a finanziare il regime. Il TNLA Ha occupato la città mineraria di Mogok, vicino a Mandalay, mentre a inizio mese l’Esercito per l’indipendenza del Kachin (KIA) (un’altra milizia che combatte contro la giunta birmana) ha conquistato Chipwi e Tsawlaw, centri minerari ricchi di terre rare sfruttate dai gruppi etnici locali e dalla Cina.

Il KIA ha occupato anche la città di Pangwa dopo che a metà ottobre i rappresentanti politici del gruppo armato hanno incontrato Deng Xijun, inviato speciale della Cina per gli affari asiatici, che avrebbe esortato la milizia a mettere fine alla resistenza contro il regime militare. Avendo ricevuto un rifiuto come risposta, la Cina ha bloccato le esportazioni che passano attraverso le aree controllate dal KIA, che a sua volta ha annunciato la creazione di una squadra per gestire le operazioni minerarie. 

Dopo Cina e Stati Uniti, il Myanmar è al terzo posto al mondo per l’estrazione di terre rare. Il Paese del sud-est asiatico, tuttavia, manca di capacità di raffinazione, per cui la maggior parte dei minerali, e in particolare quelli necessari alla produzione di auto elettriche, vengono venduti alle aziende cinesi. Secondo Global Witness, le esportazioni di terre rare dal Myanmar alla Cina sono passate da 19.500 tonnellate nel 2021 a 41.700 tonnellate nel 2023.

Ad agosto dello scorso anno, la sospensione delle operazioni di estrazione dello stagno nello Stato Wa ha portato a un aumento dei prezzi, e diversi esperti temono che interruzioni prolungate di commercio di altri minerali importanti possano causare problemi alla produzione cinese e favorire ulteriori interventi di Pechino in Myanmar. Al solo scopo di far procedere l’economia.

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