Milizie libiche in scontri sanguinosi; 8500 prigionieri in carceri “segrete”
Il governo centrale debole o assente non è in grado di gestire la consegna delle armi da parte dei diversi gruppi che si affrontano per regolamenti di conti o per il controllo del territorio. L’inviato dell’Onu non esclude che il conflitto interno possa aumentare.
Tripoli (AsiaNews) – Le Nazioni Unite esprimono preoccupazione perché le milizie libiche sono fuori controllo, e tengono prigioniere migliaia di persone in centri di detenzione segreti. Ian martin, inviato dell’Onu in Libia, ha dichiarato al Consiglio di sicurezza che i recenti scontri a Bani Walid, che hanno provocato quattro morti, sono stati originati da un conflitto fra le milizie rivoluzionarie e gli abitanti armati di Bani Walid. Altri scontri a fuoco si sono verificati nelle stesse ora a Tripoli e a Bengasi. Le Nazioni unite affermano che più di ottomila seguaci di Gheddafi sono tenuti prigionieri dalle milizie, con rapporti di torture, e che il governo a interim è troppo debole per affermare la sua autorità, o ottenere la consegna delle armi.
Fonti locali di AsiaNews confermano che la situazione della sicurezza e dell’ordine pubblico è totalmente fuori controllo. “Ci sono armi dappertutto, anche qui a Tripoli. Sentiamo sparare di frequente, in particolare di notte. Evitiamo di uscire quando cala il buio, perché la possibilità di essere rapinati o aggrediti è molto alta”. Più che a un ritorno in forze dei sostenitori del colonnello Gheddafi, le fonti locali attribuiscono gli scontri anche sanguinosi a regolamenti di conti tribali, a vendette fra clan e a lotte per il controllo del territorio.
Il rapporto di Ian Martin al Consiglio di sicurezza evidenzia che il governo non è in grado di gestire la situazione, e che la Libia fa i conti con “istituzioni statali deboli e a volte assenti”. Questo elemento, unito alla “lunga assenza di partiti politici e di organizzazioni della società civile rende la transizione più difficile”. Martin ha escluso che i combattimenti a Bani Walid, che è stata una delle ultime roccaforti del regime, abbiano riportato i gheddafiani al possesso della città.
Anche se le autorità finora sono riuscite a contenere l’entità degli scontri, questi possono aumentare in frequenza e in ampiezza, con conseguenze imprevedibili. L’assenza del governo è particolarmente evidente dal punto di vista dei diritti umani. 8500 prigionieri "lealisti" sono detenuti in 60 centri dalle milizie, senza nessun controllo centrale.
Fonti locali di AsiaNews confermano che la situazione della sicurezza e dell’ordine pubblico è totalmente fuori controllo. “Ci sono armi dappertutto, anche qui a Tripoli. Sentiamo sparare di frequente, in particolare di notte. Evitiamo di uscire quando cala il buio, perché la possibilità di essere rapinati o aggrediti è molto alta”. Più che a un ritorno in forze dei sostenitori del colonnello Gheddafi, le fonti locali attribuiscono gli scontri anche sanguinosi a regolamenti di conti tribali, a vendette fra clan e a lotte per il controllo del territorio.
Il rapporto di Ian Martin al Consiglio di sicurezza evidenzia che il governo non è in grado di gestire la situazione, e che la Libia fa i conti con “istituzioni statali deboli e a volte assenti”. Questo elemento, unito alla “lunga assenza di partiti politici e di organizzazioni della società civile rende la transizione più difficile”. Martin ha escluso che i combattimenti a Bani Walid, che è stata una delle ultime roccaforti del regime, abbiano riportato i gheddafiani al possesso della città.
Anche se le autorità finora sono riuscite a contenere l’entità degli scontri, questi possono aumentare in frequenza e in ampiezza, con conseguenze imprevedibili. L’assenza del governo è particolarmente evidente dal punto di vista dei diritti umani. 8500 prigionieri "lealisti" sono detenuti in 60 centri dalle milizie, senza nessun controllo centrale.
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