Militari indonesiani squartano indipendentista di Papua. Il filmato sul web
Jakarta (AsiaNews/Agenzie) – In Indonesia è circolato sul web un filmato di sette minuti in cui un gruppo di soldati a Papua apre con una baionetta lo stomaco dell’indipendentista Yawen Wayeni (nella foto), lasciando fuoriuscire gli intestini. Il video mostra Wayeni che, subito prima di morire, pronuncia le parole “Libertà, Papua… libertà”, e la risposta dei militari: “Cosa? Voi non sarete mai liberi… fino a che ci saranno ancora i soldati”.
Papua, la parte ovest dell’isola di Nuova Guinea, è stata annessa all’Indonesia nel 1969 con un referendum. Da allora sono state uccise più di 100mila persone. Gli indipendentisti continuano a chiedere l’autonomia, anche dopo che Jakarta ha concesso loro nel 2001 lo status di regione autonoma. La tensione non è mai diminuita, anche perché Jakarta stanzia migliaia di soldati nella regione, responsabili di omicidi e arresti.
Il 3 agosto 2009, Wayeni è stato prelevato da casa sua, nel villaggio di Matembu, e squartato da alcuni soldati. Un anno fa la polizia aveva fornito una versione diversa dei fatti. Secondo loro, Wayeni era colpevole di atti vandalici contro edifici e mezzi della polizia, ed era stato ucciso a colpi di pistola nello stomaco perché aveva cercato di resistere all’arresto.
Il video della scena filmata un anno fa è circolato su internet solo negli ultimi giorni, riaprendo il problema della situazione sociale e politica della regione autonoma di Papua.
Chi protesta contro il governo, organizza manifestazioni o espone bandiere separatiste viene imprigionato. Una volta usciti di prigione, molti attivisti hanno denunciato torture da elettroshock, percosse e bruciature di sigaretta.
“Nonostante tutte le dichiarazioni di come le cose siano cambiate dai tempi di Suharto - afferma Richard Chauvel, esperto della situazione politica di Papua e docente presso l’università australiana Victoria - l’omicidio di Wayeni è un esempio che mostra come troppe cose siano rimaste uguali”.
Per Sidney Jones, membro dell’International Crisis Group, la situazione è ancora lontana dall’essere risolta: “Il governo non capisce che l’unico modo per contenere un movimento indipendentista è prestare molta attenzione ai problemi politici. Allo stesso tempo, i papauani tendono ad accusare Jakarta per tutto ciò che va storto, senza pensare a ciò che loro stessi potrebbero fare per risolvere i problemi”.
Il mese scorso, Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto di 40 pagine sulla drammatica situazione dei prigionieri di coscienza a Papua. Viene raccontata anche la storia di Felip Karma, 51 anni, a cui è stato concesso di uscire di prigione per farsi operare per problemi alla prostata, dopo un anno dalla richiesta. Karma ha testimoniato che “molti prigionieri a Papua vengono torturati in modo brutale”.
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