18/10/2012, 00.00
UZBEKISTAN
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Milioni di uzbeki schiavi per il cotone e per "fare grande la nazione"

Il raccolto avviene ogni anno fra ottobre e novembre e coinvolge tutta la popolazione, compresi bambini, anziani e donne gravide. Il lavoro viene effettuato a mano per mantenere alta la qualità del prodotto. Centinaia i marchi internazionali interessati al cotone uzbeko, fra cui Adidas e H&M.

Tashken (AsiaNews) - Come ogni anno dai tempi dell'Unione sovietica anche nel 2012 migliaia di persone passeranno i mesi di ottobre e novembre nei campi per la tradizionale raccolta del cotone. Principale produttore della fibra tessile, l'Uzbekistan è l'unico Paese dove esiste ancora il lavoro forzato statale, da cui non è esente nessun cittadino. I funzionari pubblici, compresi gli insegnanti di scuola, controllano che tutti facciano la loro parte, anche i bambini.  

Il lavoro viene fatto gratis. Lo Stato paga solo il magro pasto giornaliero. Dopo le campagne di boicottaggio del cotone uzbeko da parte di H&M, Adidas e altre firme, Shavkat Mirziyayev,Primo ministro, ha emesso all'inizio del 2012 un decreto che vieta ai bambini di lavorare nei campi di cotone. Altre multinazionali non hanno aderito e contribuiscono a mantenere l'assurda tradizione, che porta nelle casse dell Stato milioni di dollari a spese della popolazione. Da due anni anche il personale medico è obbligato ad unirsi alla raccolta.  

Malvina è un'infermiera di una clinica di Tashkent costretta come altro personale ospedaliero a "offrire" allo Stato la sua quota di cotone. "Ho più di 50 anni - afferma - e soffro d'asma, ma devo comunque raccogliere il cotone con le mani, e nessuno mi paga per fare questo". La donna ha passato le prime settimane di ottobre in un campo nella regione settentrionale dell'Uzbekistan. Con lei vi erano altri operatori sanitari, compresi diversi medici. "Il lavoro - sottolinea - è stato duro, nessuno è stato risparmiato. Alcune persone hanno telefonato chiedendo del nostro chirurgo, ma lui era a lavorare nei campi insieme a noi". La donna racconta che nel 2011 le autorità hanno obbligato ogni distretto a inviare almeno 330 impiegati ospedalieri. "Tutti i miei colleghi - spiega - hanno tentato di sfuggire: chi sosteneva di avere mal di schiena, chi problemi di pressione sanguigna e altro. Il nostro responsabile non ha voluto sentire ragioni, dicendo che anche le donne incinta facevano la loro parte, minacciando di licenziarci tutti".

Malvina sottolinea che le condizioni di lavoro sono massacranti, il cibo offerto dallo Stato è scarso e nelle scuole adibite a dormitorio spesso mancano i posti letto e così molte persone affittano a proprie spese degli alloggi. "Per raggiungere il campo - spiega - dobbiamo alzarci alle quattro del mattino. La giornata termina alle 18.00 con il tramonto. Ogni gruppo deve raggiungere una certa quota di cotone. Noi eravamo obbligati a raccogliere 60 kg al giorno. Più di una volta non siamo riusciti a raggiungere la quota e abbiamo acquistato quanto mancava da altri gruppi".

Secondo il governo, la raccolta a mano del cotone è una delle tradizioni che ha fatto grande l'Uzbekistan nel mondo, esso viene definito "l'oro bianco". Il prodotto raccolto manualmente è di qualità superiore a quello prelevato con i macchinari e ormai molte società internazionali e grandi marchi dell'abbigliamento comprano il cotone in Uzbekistan, ignorandone il costo umano.   

Per molti uzbeki, la stagione del cotone  è un onere insostenibile. Un insegnante di Samarcanda, troppo malato per lavorare nei campi, è stato costretto a pagare 100 dollari a un contadino per raccogliere la sua quota. "Quando il rettore della scuola lo ha scoperto - racconta - mi ha sospeso lo stipendio dicendo che serviva per nutrire i lavoratori alloggiati nei locali dell'università". L'uomo sottolinea però che grazie alle pressioni della comunità internazionale i suoi studenti sono stati risparmiati da questa fatica.

Il recente decreto firmato dal governo vieta il lavoro ai giovani di età inferiore ai 15 anni. Tuttavia, secondo Yelena Urlayeva, attivista che da anni viaggia nel Paese per denunciare gli abusi, nei distretti più remoti tale provvedimento non è applicato. I bambini sono costretti ad andare nei campi per compensare le defezioni di persone malate o troppo anziane. Per i ragazzi dai 15 anni in su lo Stato pretende una quota di cotone di poco inferiore a quella degli adulti. Invece di andare a scuola, gli studenti vengono portati in pullman nei campi. Molti di loro si ammalano a causa del freddo, ma gli insegnanti, preoccupati della quota giornaliera, li costringono a lavorare, minacciando di espellerli dall'istituto.

Valentina Gurneyu, direttrice del Responsible Sourcing Network, associazione per i diritti umani organizzatrice del boicottaggio a cui hanno aderito vari marchi stranieri, spiega che il governo rifiuta di collaborare. Per loro la raccolta del cotone è un affare interno, un'opportunità di cui ogni cittadino deve essere fiero. Chi si oppone è perché non comprende la cultura del Paese. "Abbiamo chiesto all'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) di inviare una missione in Uzbekistan per controllare la situazione, almeno per ciò che riguarda lo sfruttamento dei minori, ma finora non abbiamo ricevuto alcuna risposta".

 

 

 

 

 

 

 

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