Milioni di pesci morti nel fiume, ma per le autorità l’acqua “è normale”
Nel fiume Min, principale corso d’acqua del Fujian, in pochi giorni muoiono decine di milioni di pesci. La gente blocca le strade per protesta contro autorità che non la tutela. La contea di Gutian produce oltre 100 tonnellate di pesce al giorno, ora la sua economia è distrutta.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Più di mille persone bloccano la strada principale nella contea Gutian verso Fuzhou, capitale del Fujian, per protesta dopo una moria di milioni di tonnellate di pesci nel fiume Min, causata dallo sversamento di rifiuti chimici. La notte del 3 settembre ci sono stati duri scontri con la polizia intervenuta per disperdere la protesta. Il Centro per i Diritti Umani e la Democrazia dice che il blocco stradale è comunque proseguito fino almeno alla mattina del 4 settembre.
La moria dei pesci è iniziata il 31 agosto tra le città di Huangtian e Shuikou ed è proseguito raggiungendo il culmine il 2 settembre quando sul fiume Min c’erano onde di pesci morti (nella foto). L’agenzia statale Xinhua parla di oltre 8mila casse di pesci morti raccolte a Shuikou e altre 1.000 a Huangtian, ma la China National Radio parla di “decine di milioni di pesci morti”, con gravissimi danni per l’economia della zona, sede di numerosi allevamenti ittici. La contea di Gutian, circa 100 chilometri da Fuzhou, è rinomata come la maggior produttrice di carpe e fornisce ogni giorno ai mercati oltre 125 tonnellate di pesce.
Il fiume Min è il principale corso d’acqua del Fujian, chiamato il “fiume madre”, ed è fonte di acqua potabile per milioni di persone. Sotto accusa sono le fabbriche farmaceutiche a monte. Ma dopo giorni di moria, le autorità ancora rispondevano che le “indagini sono in corso” e mentre la moria proseguiva, responsabili dell’acqua potabile dicevano non esserci “nulla di anormale”. Allora è esplosa la protesta.
Residenti spiegano che “l’acqua è nera e sulla superficie c’è una sostanza oleosa”. Molti dicono che si sono indebitati per creare gli allevamenti e ora hanno perso la loro fonte di reddito. Parecchie famiglie già parlano di andare via, non avendo mezzi, né volontà di ricominciare, anche per paura di altri episodi di inquinamento e che l’acqua sia stata contaminata.
In Cina la rapida crescita economica è spesso avvenuta senza rispetto per l’ambiente, con autorità poco attente al grave inquinamento causato dalle industrie. La popolazione, priva di tutela, spesso scatena proteste di piazza, come unico modo per difendere i propri diritti. Secondo uno studio del 2011, nel 2009 in Cina ci sono state almeno 90mila proteste di massa, ma molti ritengono il dato sottostimato. Il governo non ha più divulgato i dati ufficiali, dopo le 80mila proteste di massa del 2007 ammesse dalla Accademia Cinese per le Scienze Sociali.
La moria dei pesci è iniziata il 31 agosto tra le città di Huangtian e Shuikou ed è proseguito raggiungendo il culmine il 2 settembre quando sul fiume Min c’erano onde di pesci morti (nella foto). L’agenzia statale Xinhua parla di oltre 8mila casse di pesci morti raccolte a Shuikou e altre 1.000 a Huangtian, ma la China National Radio parla di “decine di milioni di pesci morti”, con gravissimi danni per l’economia della zona, sede di numerosi allevamenti ittici. La contea di Gutian, circa 100 chilometri da Fuzhou, è rinomata come la maggior produttrice di carpe e fornisce ogni giorno ai mercati oltre 125 tonnellate di pesce.
Il fiume Min è il principale corso d’acqua del Fujian, chiamato il “fiume madre”, ed è fonte di acqua potabile per milioni di persone. Sotto accusa sono le fabbriche farmaceutiche a monte. Ma dopo giorni di moria, le autorità ancora rispondevano che le “indagini sono in corso” e mentre la moria proseguiva, responsabili dell’acqua potabile dicevano non esserci “nulla di anormale”. Allora è esplosa la protesta.
Residenti spiegano che “l’acqua è nera e sulla superficie c’è una sostanza oleosa”. Molti dicono che si sono indebitati per creare gli allevamenti e ora hanno perso la loro fonte di reddito. Parecchie famiglie già parlano di andare via, non avendo mezzi, né volontà di ricominciare, anche per paura di altri episodi di inquinamento e che l’acqua sia stata contaminata.
In Cina la rapida crescita economica è spesso avvenuta senza rispetto per l’ambiente, con autorità poco attente al grave inquinamento causato dalle industrie. La popolazione, priva di tutela, spesso scatena proteste di piazza, come unico modo per difendere i propri diritti. Secondo uno studio del 2011, nel 2009 in Cina ci sono state almeno 90mila proteste di massa, ma molti ritengono il dato sottostimato. Il governo non ha più divulgato i dati ufficiali, dopo le 80mila proteste di massa del 2007 ammesse dalla Accademia Cinese per le Scienze Sociali.
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