Migranti filippini indebitati, minacce anche ai datori di lavoro a Hong Kong
Un'inchiesta del Centro filippino per il giornalismo investigativo ha portato alla ribalta il fenomeno. Pacchi con serpenti e messaggi intimidatori per i mancati pagamenti dei propri collaboratori domestici. Sotto accusa gli abusi delle agenzie di collocamento filippine che vincolano i lavoratori con prestiti dagli alti tassi di interesse, sproporzionati rispetto ai salari che andranno a ricevere.
Hong Kong (AsiaNews/Agenzia) - Molti filippini che lavorano a Hong Kong sono perseguitati da usurai filippini, arrivati persino ad assumere “esattori” che minacciano, a volte ricorrendo anche alla violenza fisica, i debitori, ma in alcuni casi anche i loro datori di lavoro all’estero.
È quanto emerge da un'inchiesta del Centro filippino per il giornalismo investigativo (PCIJ) che ha scoperto che i datori di lavoro di molti migranti filippini a Hong Kong - soprattutto di donne impiegate nel Paese per i lavori domestici - hanno ricevuto chiamate e visite minacciose a casa dagli esattori che chiedevano il pagamento dei debiti loro dipendenti. In alcuni casi - estremi - queste persone hanno ricevuto pacchi contenenti serpenti velenosi o foto dei loro animali domestici con gli occhi sbarrati nelle cassette postali, oppure la porta imbrattata con vernice rossa.
"Sono sempre di più le situazioni di questo genere", ha detto Dolores Balladares-Pelaez, presidente degli United Filipinos a Hong Kong, un’associazione di migranti filippini. Ultimamente alcune famiglie di Hong Kong chiedono, prima di assumere un migrante filippino, se ha debiti. E per maggiore garanzia alcuni confiscano il passaporto e il contratto del lavoratore che altrimenti avrebbero potuto essere utilizzati come garanzia per un ulteriore prestito per coprire il debito. Un’azione proibita dalle leggi filippine e di Hong Kong, che non fa che aggravare la posizione lavorativa delle donne migranti.
Nelle Filippine, i prestiti hanno tassi di interesse spesso superiori all'8% annuo, soprattutto nei confronti di agenzie di collocamento verso l’estero. Man mano che i loro debiti si accumulano - racconta l'inchiesta - queste persone sono costrette a contrarre nuovi prestiti per pagare quelli vecchi in un ciclo infinito di indebitamento. “A Hong Kong il salario dei lavoratori domestici è basso. Un mese di stipendio non è sufficiente per estinguere un prestito", ha detto Pelaez, che osserva come la paga sia da dividere tra debiti, spese familiari a casa e spese personali.
Il governo di Hong Kong, che ha consentito alle collaboratrici domestiche straniere (FDH) di lavorare nella regione fin dagli anni '70 per far fronte alla carenza di persone impiegate nel settore, riconosce che queste pratiche aumentino il rischio di “schiavitù per debiti” tra i lavoratori migranti. Negli ultimi cinque anni il governo della regione autonoma ha perseguito e condannato 11 agenzie di collocamento per commissioni eccessive per i migranti stranieri - fissate anche al 10% del salario mensile del lavoratore - e ha inoltre imposto ai datori di lavoro prendano in carico le spese per l'esame medico obbligatorio e del visto di chi viene assunto. Le autorità locali in una risposta congiunta al PCIJ, da parte del Dipartimento del lavoro di Hong Kong, del Dipartimento per l'immigrazione e della polizia hanno detto che “il problema risiede nell'indebitamento nei loro Paesi d'origine prima di venire a Hong Kong. Abbiamo ripetutamente fatto appello ai governi dei Paesi di provenienza affinché affrontino il problema dell’eccessivo indebitamento per il pagamento delle agenzie di collocamento prima di partire”.
Dal 2018 al 2022, un totale di 35 reclutatori che operavano senza licenza a Hong Kong sono stati condannati e 5.099 agenzie sono state accusate di violazioni nel reclutamento. Sempre più spesso però oggi le agenzie di prestito con sede nelle Filippine - invece di rincorrere i debitori filippini all’estero - "esternalizzano": in caso di "crediti inesigibili", vendono prestiti alle loro controparti a Hong Kong.
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