22/02/2010, 00.00
FILIPPINE - ARABIA SAUDITA
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Migrante cattolica in Arabia Saudita: tre anni senza messa e giorno di riposo

di Santosh Digal
Nel Paese islamico non esiste la libertà religiosa. La donna per mantenere la fede si rifugiava a pregare nella sua stanza. I vescovi filippini invitano i fedeli a pregare e riflettere sulla triste condizione dei lavoratori all’estero.

Manila (AsiaNews) – “Durante i miei tre anni di lavoro in Arabia Saudita non ho mai avuto il permesso di uscire dalla casa o giorno di riposo per andare messa”.  È quanto racconta Rebeka  Perlas, filippina di 35 anni fino alla scorsa settimana impiegata come domestica in una famiglia musulmana di Riyhad  per poter mantenere i suoi due figli.  “L’unica cosa che ho potuto fare – continua – è stata alzarmi ogni mattina alle 3 e recitare il Rosario in ginocchio nella mia stanza, prima di iniziare il lavoro quotidiano”.

La donna è uno degli oltre 10milioni di lavoratori filippini costretti a emigrare all’estero per mantenere le proprie famiglie. Di questi oltre 200mila risiedono in Arabia Saudita, dove non esiste libertà religiosa e tutte le religioni diverse dall’Islam wahabita sono bandite dal Regno.

In Arabia Saudita è proibito costruire chiese e altri templi, portare simboli religiosi, appendere immagini anche in casa. La polizia religiosa (muttawa) opera serrati controlli per far obbedire a queste regole. Solo raramente il governo permette celebrazioni della messa in privato e in qualche ambasciata. La facilità di impiego continua però ad attirare i migranti che sopravvivono alle terribili condizioni di lavoro, al rischio di conversioni forzate e di abusi sessuali. In totale sono 8 milioni gli stranieri che vivono e lavorano nel regno. Secondo i dati della Philippine Overseas Employment Administration (Poea) dal 2007 al 2008 l’emigrazione verso il Medio Oriente ha visto un aumento del 29,5%.

Rebeka Perlas afferma: “Il mio datore di lavoro non è stato duro con me, ma non mi ha mai concesso di andare in chiesa, nonostante le mie ripetute richieste”. La donna dice che in questi tre anni le è stato difficile rinunciare ai sacramenti, ma non aveva scelta. “Amo Gesù e la Vergine Maria e ho pregato ogni giorno durante tutto questo duro periodo. Solo la preghiera quotidiana e la fede in Dio mi hanno permesso di sopravvivere nel mondo musulmano”.      

La Chiesa filippina ha festeggiato ieri la 24ma Giornata nazionale dei migranti dal titolo: “Economia e sviluppo sostenibile: le chiavi per una effettiva riunificazione delle famiglie migranti”.  

In questa occasione i vescovi di tutte le diocesi hanno invitato i fedeli a pregare e riflettere sulla triste condizione dei lavoratori all’estero e delle loro famiglie.  “In questo giorno vogliamo ricordare il sacrificio e le difficoltà dei milioni di migranti all’estero – ha affermato p. Gil A. Alingasan dell’arcidiocesi di Manila – e invitiamo loro a stare lontani dalle tentazioni dei guadagni materiali che sono alla base di questo fenomeno, ricordando il loro potenziale nella diffusione del Vangelo”. Attraverso questa celebrazione, la Chiesa ha chiesto al governo maggiori misure economiche per aumentare i posti di lavoro nel Paese e fermare la diaspora del popolo filippino.

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