08/08/2005, 00.00
FILIPPINE
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Migliaia di truppe sorvegliano le elezioni a Mindanao

Si temono violenze, brogli e terrorismo islamico. Forse presenti nel paese 10 kamikaze dall'Indonesia.  Fonti cattoliche avvertono: nessuno voterà  liberamente, la corruzione elettorale è troppo radicata, in molti scelgono l'astensione.

Zamboanga (AsiaNews) – Sono circa 12 mila gli uomini di esercito e polizia impegnati oggi a sorvegliare le operazioni di voto nella "Regione autonoma musulmana di Mindanao", nelle Filippine del sud. I servizi di sicurezza hanno individuato nella zona 120 punti sensibili ad alto rischio per disordini o brogli. I candidati al posto di governatore sono 9, come pure quelli per la carica di vicegovernatore. In 114, invece, corrono per i 24 seggi dell'Assemblea legislativa.

Il vicecapo della polizia nazionale, Ricardo de Leon, ha dichiarato: "Non permetteremo a nessuno di compromettere elezioni condotte in modo pacifico, ordinato e onesto". I risultati delle elezioni generali del 2004 in questa regione sono tra quelli contestati alla presidente Gloria Macapagal Arroyo; le accuse di brogli elettorali mosse contro di lei, sono tra le cause della grave crisi politica in cui versano oggi le Filippine.

La zona è considerata "oggetto di preoccupazione" per diversi motivi: la sua lunga storia di violenze tra separatisti del Moro National Liberation Front (MNLF) e esercito nazionale - con cui Manila ha firmato un trattato di pace nel 1996 dopo decenni di guerriglia costata la vita a 120 mila persone; la presenza di gruppi armati ribelli come il Moro Islamic Liberation Front (MILF), che sta tenendo dei negoziati con il Governo e chiede l'indipendenza dell'isola di Mindanao; infine, l'attività di militanti islamici legati al gruppo Abu Sayyaf, vicino ad Al-Qaeda.

È di oggi la notizia che 10 kamikaze dall'Indonesia sarebbero entrati nelle Filippine; si sospetta che possano tentare di acquistare esplosivo per attacchi nel paese. L'allarme, lanciato dai servizi di sicurezza filippini, suscita maggiore apprensione se si tiene presente che proprio nella regione di Mindanao è radicata anche l'organizzazione estremista islamica di origine indonesiana Jemaah Islamiyah, che alcuni osservatori ritengono collegata ad Al-Qaeda. Il paese è già stato oggetto di attacchi terroristici: il 27 febbraio 2004 un attentato terrorista al traghetto Superferry 14 ha ucciso oltre 100 persone.

Fonti cattoliche sull'isola avvertono che nessuno voterà liberamente "nonostante gli sforzi di personalità cristiane e musulmane di responsabilizzare la popolazione nella scelta elettorale".

Secondo p. Benjamin Torreto, dell'arcidiocesi di Cotabato, la gente si lascerà condizionare dalle promesse dei leader di Manila, dai politici uscenti e dai capo villaggio. "Gli elettori non sono per niente interessati all'esito della consultazione" ha aggiunto. Missionari del Pime (Pontificio Istituto missioni estere) presenti nella zona confermano: "Chi non può pagare i voti non può neppure candidarsi e la gente ormai apatica e rassegnata sceglie l'astensione o vota chi offre di più". Secondo i missionari intervistati la grande sfida della Chiesa in questo paese è proprio "sradicare questa mentalità". "Per riuscirci – osservano – abbiamo bisogno di eroi della vita quotidiana, che riportino la fede nella vita di tutti i giorni".

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