Migliaia di indonesiani manifestano per salvare i tre cattolici condannati a morte
Dimostrazioni nella provincia di East Nusa Tenggara e a Jakarta. A favore dei tre si schierano leader cristiani e funzionari governativi. Avvocati della difesa avvertono: nessuna fucilazione è legale se prima il presidente non si esprime sulla seconda richiesta di grazia.
Jakarta (AsiaNews) Migliaia di abitanti della provincia indonesiana di East Nusa Tenggara (Ntt), a maggioranza cattolica, stanno manifestando contro l'esecuzione capitale di Fabianus Tibo, Dominggus da Silva e Marinus Riwa fissata dalle autorità per il prossimo 12 agosto. Gli oltre 5 mila dimostranti in diverse città chiedono la riapertura di un "processo ingiusto", che ha condannato a morte i tre cattolici come responsabili delle violenze cristiano-musulmane avvenute nel 2001 a Poso, provincia di Sulawesi centrali. Nei cortei, in corso a Maumere, Ende e nella capitale della provincia Kupang, si leggono striscioni che condannano l'esecuzione di "persone innocenti".
Attacchi anche al presidente indonesiano Susilo Bambang Yudhoyono, che "dovrebbe ascoltare la voce del popolo". Proprio Susilo rappresenta l'ultima speranza per Tibo e i suoi due compagni. Il gruppo di avvocati Padma, che difende i tre cattolici, fa sapere che non è detta l'ultima parola: anche se l'Ufficio del pubblico ministero di Sulawesi ha ufficialmente deciso, il capo di Stato deve ancora pronunciarsi sulla seconda richiesta di grazia inviata dalle famiglie. "Ogni piano per portare a termine la condanna a morte spiega l'avvocato Reining, membro del Padma è illegale, se prima non arriva una risposta da Susilo". Lo prevede la legge N° 22/2002 sulla clemenza presidenziale. Il padre di da Silva, Anselmus, si dice disperato: "Spero ancora vivamente che il governo possa rivedere la decisione di eseguire la sentenza capitale".
Intanto anche a Jakarta si mobilita la protesta. I rappresentanti di numerose Ong si stanno riunendo al Wahid Institute, retto dall'ex presidente indonesiano Abdurrahman "Gus Dur" Wahid, già in passato schieratosi al fianco dei tre cattolici. Presenti all'appuntamento anche membri del Sinodo delle Chiese indonesiane e della Conferenza episcopale indonesiana. Sempre nella capitale lo stesso governatore della provincia di Ntt, Peter "Piet" Tallo, ha tenuto una conferenza stampa in cui ha chiesto la cancellazione della sentenza e la riapertura del caso.
Tra i promotori delle dimostrazioni di oggi anche p. Maxi Un Bria della Commissione Giustizia e Pace dell'arcidiocesi di Kupang. Il sacerdote ha diffuso un comunicato in cui invita i cattolici locali a manifestare pacificamente e pregare per i condannati. "La morte di un uomo dice è nelle mani di Dio non di un plotone di esecuzione".
A Makassar, provincia di sud Sulawesi, manifestano anche molti studenti del gruppo Students to Defend and Care for Justice, convinti che la decisione di giustiziare Tibo e i suoi amici sia "insensata e del tutto sbagliata".
Purtroppo in più ambienti nel Paese circola ormai una convinzione che non lascia ben sperare: le autorità vogliono che la condanna dei tre cristiani sia eseguita prima di quella dei tre terroristi delle bombe di Bali, prevista per il 22 agosto, per mettere a tacere le eventuali proteste dei gruppi estremisti islamici.