18/11/2009, 00.00
INDIA
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Migliaia di dalit cristiani e musulmani in marcia contro la discriminazione

di Nirmala Carvalho
La dimostrazione a New Delhi è contro la legge che riconosce diritti e garanzie solo ai fuori casta indù, buddisti e sikh. Mons. Concessao, arcivescovo di New Delhi: l’India non può mantenere questa discriminazione.
New Delhi (AsiaNews) - Migliaia di dalit cristiani e musulmani, provenienti da tutta l’India, hanno manifestato insieme oggi a New Delhi per chiedere parità di diritti con i fuori casta indù.
 
Il corteo è partito dalla Kerala House alle 9 di questa mattina (ora locale) per dirigersi verso i giardini dello Jantar Mantar dove i manifestanti hanno organizzato un dharna, sit in durante il quale hanno preso la parola rappresentanti delle organizzazioni dalit e della Chiesa.
 
La Parliament march, come è stata ribattezzata dagli organizzatori,  è promossa dalla Conferenza dei vescovi indiani (Cbci) insieme al National Council of Dalit Christians (Ncdc) ed al National Council of Churches in India (Ncci).
 
Mons. Vincent Concessao, arcivescovo di New Delhi a cui è stata affidata l’apertura del dharna, dice ad AsiaNews: “L’India non può pretendere di definirsi una naziona laica che sostiene la libertà religiosa, mentre mantiene una discriminazione dei dalit cristiani basata soltanto sulla fede che essi professano”.
 
Mons. Concessao parla di “puro ostracismo”. Ai fuori casta cristiani e musulmani è inibito l’accesso a lavoro e ai servizi di base, concesso invece ai fuori casta indù. Essi non beneficiano neppure del sostegno economico e delle possibilità di impiego, educazione e rappresentanza politica garantite per legge agli intoccabili.
 
I dalit che si convertono al cristianesimo o all’islam perdono ogni diritto goduto in precedenza e questa, per mons. Concessao, è l’espressione più chiara “della discriminazione religiosa” perpetrata ai loro danni: “Il cambio di religione non può alterare il loro status socio-economico”.
 
I dalit cristiani e musulmani chiedono al governo centrale di cancellare il paragrafo 3 del Constitution Scheduled Castes Order del 1950 che concede lo status ed i diritti previsti per i fuori casta solo a indù, buddisti e sikh. La Commissione nazionale per le minoranze linguistiche e religiose ha definito la norma discriminatoria verso cristiani e musulmani e contraria agli articoli 14, 15 e 25 della Costituzione.
 
Il governo di New Delhi ha ricevuto dalla Commissione un rapporto con la richiesta di modificare la norma e nel 2004 anche la Corte suprema è stata investita del problema.
Dal 2000 ad oggi i parlamenti degli Stati del Bihar, Uttar Pradesh e Andra Pradesh hanno varato risoluzioni per garantire ai dalit cristiani e musulmani lo stesso status concesso ai fuori casta indù, sikh e buddisti. Ma sino ad oggi non vi è stata alcuna iniziativa concreta.
 
Nei 59 anni seguiti alla promulgazione dell’Order, i dalit hanno organizzato a livello locale e nazionale manifestazioni e petizioni per chiedere la revisione della legge. Diversi partiti politici hanno espresso negli anni il loro sostegno alla domanda dei fuori casta cristiani e musulmani. Lo stesso Manmohan Singh, al suo secondo mandato come primo ministro, ha assicurato in passato una revisione della norma.
 
“Purtroppo - afferma mons. Concessao - il governo guidato dal Congress ha acconsentito alla tattica del continuo rinvio e assecondato i poteri forti lasciando i nostri dalit cristiani senza giustizia”. Il vescovo ricorda che è la stessa Costituzione del Paese a “garantire ad ogni cittadino il diritto di praticare la sua fede” e che la norma del 1950 contraddice in modo netto questo principio.
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