24/11/2009, 00.00
VIETNAM
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Migliaia di candele illuminano l’apertura del Giubileo della Chiesa vietnamita

di JB. Vu
La cerimonia nel giorno nel quale si ricordano i 117 martiri vietnamiti canonizzati da Giovanni Paolo II. Una grande festa sulla quale getta un’ombra la voce delle dimissioni che l’arcivescovo di Hanoi, oggetto di una campagna di accuse da parte del governo, avrebbe presentato al Papa.
Hanoi (AsiaNews) – Le candele portate da decine di migliaia di fedeli (nella foto) hanno illuminato, ieri sera, Kien Khe, la cittadina nella quale si è aperto il Giubileo della Chiesa vietnamita. Una lunga processione presieduta da mons. Peter Nguyen Van Nhon, presidente della Conferenza episcopale del Vietnam, seguita da una trentina di vescovi delle 26 diocesi del Paese, 250 sacerdoti e 600 religiosi vietnamiti, insieme con i cardinali Roger Etchegaray, vice-decano del Collegio cardinalizio, già presidente del Pontificio consiglio giustizia e pace, André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi e Bernard Law, già arcivescovo di Boston, attuale responsabile della basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Tra gli ospiti anche il vescovo di Orange, mons. Tod Brown, padre Jean-Baptist Etcharen, superiore delle Missions Etrangères de Paris (MEP) e sacerdoti venuti dall’Europa e dagli Stati Uniti.
 
Alle 17.30 la lunga processione ha ricordato i 117 santi martiri vietnamiti, dei quali ricorreva la festa. Essi fanno parte dei circa 130mila cristiani che hanno perso la vita in 261 anni, tra il 1625 e il 1886, durante i quali ci furono 53 “Editti di persecuzione dei cristiani”. I 117 martiri santi comprendono 96 vietnamiti, 11 domenicani spagnoli e 10 membri delle Missions Etrangères de Paris. Beatificati in quatto occasioni da Leone XIII, Pio X e Pio XII, sono stati canonizzati tutti insieme da Giovanni Paolo II nel 1988. Lo stesso papa, nel 2000, ha beatificato un altro giovane martire vietnamita, Andrew Phú Yên.
 
La memoria del loro sacrificio è stata scelta come vigilia dell’apertura di un anno che intende ricordare i 350 anni dallo stabilimento delle prime due diocesi del Paese, Dang Trong e Dang Ngoai (Vietnam del nord e del sud) e, come ha detto l’arcivescovo di Hanoi, Joseph Ngo Quang Kiet, “specialmente un evento importante per la Chiesa vietnamita: i 50 anni (1960-2010) della Conferenza episcopale”.
 
“I cattolici vietnamiti – ha sottolineato mons. Kiet – debbono avere gratitudine per i missionari che hanno sacrificato la loro vita per portarci i doni della fede. Provo orgoglio e gratitudine per i nostri antenati, che hanno sacrificato la vita per conservare il dono. Come dice il Vangelo: ‘Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; ma se muore, produce molto frutto’. Il Vangelo piantato in Vietnam - ha aggiunto - ha conosciuto molte esperienze difficili. Sono le forze del male che vogliono uccidere il seme del Vangelo. Ma stranamente, più il seme del Vangelo incontra difficoltà, più è tempo di lavorare per un ricco raccolto”.
 
Per l’apertura del Giubileo è stata scelta la parrocchia di So Kien. Qui ebbe inizio nel 1659 il cattolicesimo del Vietnam, che oggi ha un cardinale, due arcivescovi, 40 vescovi, 3mila sacerdoti nelle parrocchie, 770 in altre attività, 15.750 religiosi, 57mila catechisti, 6,2 milioni di fedeli, 2.135 parrocchie e 190 centri di attività sociale, come asili, classi di sostegno, centri vocazionali e di assistenza sanitaria.
 
Al termine della processione e della messa, il cardinale Jean Baptiste Pham Minh Man, presidente del Comitato per il giubileo, ha dichiarato l’apertura ufficiale dell’Anno. All’annuncio ha fatto seguito una sera di festeggiamenti e illustrazioni dei 350 anni di vita della Chiesa nel Paese. Particolarmente applaudito il gruppo della diocesi di Bui Chu, con 400 trombettieri e tamburini.
 
L’apertura del Giubileo ha anche trovato spazio sulla stampa di regime, che l’ha definito una “evidenza inequivocabile” della politica di rispetto della libertà religiosa applicata in Vietnam.
 
La gioia dell’evento è stata oscurata, però, dal diffondersi delle voci sulle dimissioni che mons. Kiet avrebbe presentato al Papa, motivandola con il peggioramento delle sue condizioni di salute. A quanto si dice, sarebbe stato lo stesso arcivescovo di Hanoi - che per motivi di salute non ha partecipato all’assemblea dei vescovi di ottobre - a informare i suoi sacerdoti del passo, nel corso dell’annuale ritiro diocesano, terminato il 14 novembre.
 
Malgrado quanto detto da mons. Kiet, c’è, tra i cattolici, chi collega la presentazione delle dimissioni alle fortissime pressioni del governo contro l’arcivescovo, manifestatesi anche con una campagna di stampa e l’esplicita richiesta di rimozione avanzata a più riprese da Nguyen The Thao, presidente del Comitato del popolo (il municipio) della capitale
 
Il diffondersi della notizia si è ripercossa in una attenzione particolare alla messa che mons. Kiet ha concelebrato con il card. Etchegaray, il 22, a Hanoi. Alcuni hanno voluto vedere nel gesto del porporato, che ha donato il suo pastorale a mons. Kiet dicendo che non voleva riportarlo a Roma, il significato di un sostegno della Santa Sede.
 
(Ha collaborato: J.B. An Dang)
 
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