"Mi auguro che gli Stati Uniti e i loro alleati non lascino l'Iraq"
Verona (AsiaNews) - Le Forze della Coalizione come ultimo baluardo contro il caos che il terrorismo fondamentalista vuole instaurare in Iraq e nel Medio Oriente. Di passaggio da Verona, mons. Jean Benjamin Sleiman, arcivescovo di Baghdad per i fedeli di rito latino, ha rilasciato questa intervista ad AsiaNews.
Come la popolazione irachena giudica le forze militari straniere?
Bisogna distinguere tra la popolazione civile, e quelli che pianificano attentati perseguendo uno scopo politico. Questi soldati stranieri hanno fatto del bene alla gente e la gente vuole loro bene.
Dico comunque che non bisogna avere troppa fiducia nelle reazioni della gente perché può cambiare opinione con facilità: può bastare il discorso di un imam per far diventare nemici quelli che prima erano amici.
E i soldati italiani, come sono visti?
Il lavoro svolto dai vostri soldati è soprattutto umanitario. Hanno sempre avuto la preoccupazione di essere al servizio della popolazione e di aiutarla: sono andati al di là anche di una missione militare di pace. Hanno prestato soccorsi a bambini, anziani, donne, ammalati.
Come si spiega la strage di Nassiriyah?
Non bisogna dimenticare che gli italiani sono alleati degli americani. Per i terroristi, gli amici degli Stati Uniti sono i loro nemici. Forse bisognava prendere più misure di sicurezza. Comunque, chi ha pianificato quegli attentati non erano certo le persone che i vostri soldati incontravano tutti i giorni.
La presenza della coalizione deve proseguire?
Certo, dovrà continuare. Ma con maggior cautela. Mi auguro che gli Stati Uniti e i loro alleati non lascino l'Iraq perché altrimenti sorgerà un caos ancora più violento che potrebbe coinvolgere anche altri Paesi della regione. Potrebbe scoppiare una guerra interna che rischierebbe di estendersi in tutto il Medio Oriente. Mi auguro che al più presto in Iraq rientri l'Onu e vengano coinvolti anche altri Paesi.
A cosa tende questo stillicidio di attentati in Iraq?
I terroristi vogliono che in Iraq si instauri la loro "democrazia", quella della legge islamica. Essi pensano che solo questa è una vera forma democratica di governo, non quella occidentale.
Questo progetto può estendersi anche in altri Paesi?
Certamente. La rivoluzione sciita in Iran [ai tempi di Khomeini ndr] ebbe influsso altrove. Una possibile vittoria dei terroristi in Iraq e l'instaurazione di un governo fondamentalista potrebbero avere forti influssi in tutta la regione. Bisogna impedire l'estendersi del fondamentalismo terrorista. Ma per realizzare questo è necessaria più unanimità all'interno dei Paesi influenti nell'Onu.
* Mons. Jean B. Sleiman, 57 anni, libanese di origine maronita, si è licenziato in Sociologia all'Università di Lione, ha conseguito il Magistero in Scienze Sociali nell'Università di Beirut ed il Dottorato in Antropologia sociale e culturale all'Università di Parigi V-Sorbonne. Definitore Generale dell'Ordine carmelitano dal 1991 al 1997, è stato quindi rieletto per un altro sessennio fino al 2003. Ha pure insegnato Scienze Sociali all'Università St. Joseph dei Padri Gesuiti di Beirut e Antropologia sociale e culturale al "Teresianum" di Roma. Dal 2001 è arcivescovo dei cattolici di rito latino a Baghdad.