03/04/2014, 00.00
CAMBOGIA
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Mezzo milione di cambogiani vittime di controversie sui terreni ed espropri forzati

Solo nel 2014 più di 2mila famiglie hanno subito sequestri forzosi. Appello degli attivisti al governo perché assicurino compensi "adeguati". Un problema nato durante il regime dei Khmer rossi e acuito da un decennio di guerra civile.

Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) - Oltre mezzo milione di cambogiani, dal 2000 a oggi, è stato coinvolto in conflitti con le autorità riguardanti terre e proprietà; in questi primi mesi del 2014 oltre 2mila famiglie in tutto il Paese hanno subito sequestri forzosi, perpetrati con azioni violente. È quanto denunciano gli attivisti di Licadho, che lanciano un appello al governo perché metta fine alle operazioni di esproprio dei terreni. Nel mirino del gruppo pro diritti umani anche una direttiva del maggio 2012, promulgata dal Primo Ministro Hun Sen, che sospende tutte le nuove concessioni di terreni e prevede la revisione di quelle già in atto; essa, sottolineano gli attivisti, non è servita a "limitare" il numero delle dispute.

Naly Pilorge, direttrice di Licadho, definisce gli ultimi dati "scioccanti" e aggiunge che molti di quelli coinvolti nei conflitti devono affrontare "difficoltà enormi e prolungate nel tempo". Senza terra, spiega l'attivista, essi "non hanno mezzi di sussistenza" per poter "condurre una vita decente". Inoltre, il governo rifiuta di prendere in esame le denunce di attivisti e Ong sui sequestri forzati e le dispute sui terreni, definendole "faziose" perché "al servizio dei Paesi donatori, che si oppongono all'agenda di governo".

Nel 2011 la Banca mondiale ha interrotto i finanziamenti alla Cambogia, dopo che le forze di sicurezza hanno collaborato all'esproprio violento nei confronti di migliaia di famiglie, nei pressi del lago di Boeung Kak, a Phnom Penh. Sui terreni era prevista la costruzione di un complesso immobiliare, nel contesto di una vicenda che ha avuto ampia eco sui media locali e internazionali.

Gli attivisti di Licadho invitano il governo a "mettere davvero la parola fine" alle evizioni forzate e garantire un compenso "adeguato e giusto" a quanti sono stati vittime di espropri illegali. È inoltre compito dell'esecutivo quello di promuovere riforme in materia di concessioni terriere e risarcire i casi del passato.

Le dispute sui terreni sono un problema annoso in Cambogia, dove i contadini delle campagne e i lavoratori delle città sono stati oggetto di scontri e controversie che - secondo funzionari Onu - possono ancora oggi minare la stabilità della nazione. Esse risalgono alla dittatura dei Khmer rossi, al potere dal 1975 al 1979, quando i rivoluzionari maoisti guidati dal sanguinario Pol Pot hanno compiuto espropri di massa ed evacuazioni di interi nuclei familiari. Crollato il regime, si è assistito a un lungo periodo caratterizzato da confusione e incertezza sui diritti terrieri, assieme alla formazione di comunità abusive in seguito al ritorno dei rifugiati negli anni '90, dopo un decennio di guerra civile.

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