Meulaboh, la città fantasma
Ancora difficili le operazioni di soccorso: città raggiungibile solo per via aerea. L'80% degli edifici è distrutto, le autorità temono 20 mila morti. Il bilancio delle vittime in Indonesia supera i 50 mila.
Jakarta (AsiaNews) Oltre 400 militari sono in partenza per Meulaboh nella speranza di riuscire a salvare i superstiti dello tsunami, che ha distrutto l'80% di questa città ormai definita "fantasma". I primi soccorsi, arrivati ieri nella cittadina di Sumatra nord, raccontano che solo il 20% degli edifici è ancora in piedi e avvertono che i morti potrebbero essere più di 10 mila. Jakarta ha reso noto che "i corpi trovati finora sono 3.400".
Melauboh sorgeva a circa 135 km dall'epicentro del terremoto, che il 26 dicembre ha causato lo tsunami, le cui onde hanno devastato il sudest asiatico. La cittadina di 40 mila abitanti, per la maggior parte pescatori, è rimasta isolata per 3 giorni. Qui, il rischio maggiore da evitare, oltre le epidemie per l'acqua contaminata, è la fame. I responsabili Onu impegnati negli aiuti avvertono che le operazioni continuano a procedere a rilento. Le navi non riescono ad attraccare, per le condizioni disastrate della costa: fonti ufficiali calcolano che il 30% del nordovest di Sumatra sia distrutto. L'unico modo per raggiungere la città è lanciare soldati con il paracadute. Manca carburante per rifornire camion e auto: ieri gli abitanti di Banda Aceh hanno passato ore in fila per fare rifornimento di gasolio e kerosene. Il ministro dell'Energia, Purnomo Yusgiantoro, ha ordinato alla compagnia petrolifera di Stato di distribuire gratuitamente kerosene ad Aceh. Pur riuscendo a disporre di carburante e mezzi di trasporto i soccorsi sono ostacolati dall'assenza di ponti e strade di accesso alla città, tutti completamente crollati.
Intanto il bilancio delle vittime in Indonesia, il paese più colpito dallo tsunami, è salito a 45.268.
La città principale dell'isola di Sumatra, Banda Aceh, è distrutta al 60%. Qui, l'ospedale Zaenal Abidin, ha chiesto la presenza di altre 800 persone, tra personale medico e paramedico, per far fronte all'emergenza. "È indispensabile che arrivino altri volontari ha detto Mohammad Mandas, medico a Banda Aceh - invece che medicine, mascherine e cibo, abbiamo bisogno di barelle e materiale per trasportare i migliaia di feriti e morti".
Intanto tutte le zone colpite del paese continuano, le cremazioni e le sepolture di massa, per contenere la minaccia epidemie e si cerca di ripristinare alcuni servizi. La compagnia di Stato per l'elettricità (PLN) ha cominciato a riparare la sua centrale principale e ha disseminato generatori in posti strategici come ospedali e uffici governativi.
05/01/2005