Messaggio del papa al Congresso dei laici cattolici in Asia
Un messaggio anche del presidente coreano Lee Myung Bak. Per Benedetto XVI il Congresso deve sostenere la missione insostituibile dei laici nel continente, che è assetato della verità che è Gesù Cristo. L’impegno nel campo della famiglia, della vita, nell’aiuto ai poveri e agli oppressi, perdonando i persecutori; portando la giustizia e la solidarietà nella società.
Seoul (AsiaNews) – “Il servizio supremo e il dono più grande che la Chiesa può offrire ai popoli dell’Asia” è “portare [la] testimonianza di Gesù Cristo, il Salvatore universale dell’umanità”: è quanto Benedetto XVI ha scritto nel suo Messaggio ai rappresentanti laici cattolici radunati nella capitale coreana da oggi fino al 5 settembre. Nel testo da lui firmato e indirizzato al card. Stanislaw Rilko (v. foto), presidente del Pontificio consiglio per i laici, egli afferma pure che “è mia speranza che la presente conferenza fornisca un rinnovato coraggio e una direzione nell’assumere questo sacro mandato”.
È la prima volta che un pontefice invia il suo saluto ai laici dell’Asia chiedendo loro una maggiore cooperazione alla diffusione del Vangelo. Ma la preoccupazione dell’evangelizzazione del continente più popolo, è stata anche un leit-motiv del pontificato di Giovanni Paolo II, che ha sempre parlato del Terzo millennio come “il millennio dell’Asia”. Benedetto XVI ricorda una frase del suo predecessore: “I popoli dell’Asia hanno bisogno di Gesù Cristo e del suo vangelo. L’Asia ha sete dell’acqua viva che solo Gesù Cristo può dare” (Ecclesia in Asia 50) e per questo egli chiede a tutti i fedeli laici asiatici di “cooperare attivamente non solo nella costruzione delle loro comunità cristiane locali ma anche nell’ aprire nuovi sentieri per il Vangelo in ogni settore della società”.
Per il pontefice, lo sforzo di dare testimonianza alla verità del Vangelo deve giocarsi soprattutto in alcuni ambiti ben precisi: la famiglia, luogo dell’amore sponsale; la difesa del dono della vita dal concepimento fino alla morte; l’interesse amoroso per i poveri e gli oppressi; il perdono per i nemici e i persecutori; “giustizia, sincerità, e solidarietà sul posto di lavoro e la … presenza nella vita pubblica”.
Il desiderio di Benedetto XVI è che il Congresso metta in luce “il ruolo indispensabile dei fedeli laici nella missione della Chiesa”. Avendo “trovato in Gesù la verità, la gioia e la bellezza” essi potranno “portare questa grazia agli altri”.
“Non spaventati dalla presenza di difficoltà, o dall’ enormità del compito loro affidato – conclude - confideranno nella presenza misteriosa dello Spirito Santo che lavora sempre nei cuori degli individui, nelle loro tradizioni e culture aprendo misteriosamente le porte a Cristo come ‘il cammino, la verità e la vita’ (Gv 14,6), e la realizzazione di ogni aspirazione umana”.
Al Congresso è giunto anche un messaggio del presidente coreano Lee Myung Bak. In esso egli – cristiano protestante – ricorda il valore della Chiesa cattolica locale “cresciuta solidamente attraverso la sofferenza e il martirio” e il suo contributo alla “maturità spirituale e alla riconciliazione della società coreana”.
Per il presidente coreano, l’Asia è segnata da “un grande sviluppo tecnologico e culturale”, ma gli uomini hanno messo al primo posto “la cupidigia”, rompendo “l’armonia del mondo e la sua bellezza”. Il Congresso, secondo Lee, potrà servire a rafforzare “la collaborazione e la riconciliazione oltre i confini degli Stati”. La Corea del Sud è citata come esempio, dato che qui “varie religioni si sono costituite e sviluppate in un clima di coesistenza pacifica”.
Il messaggio del presidente Lee è stato letto dal ministro della cultura. (BC)
Foto: P. Hin Lee
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