17/03/2009, 00.00
RUSSIA
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Medvedev guida le religioni verso i giovani, ma frena i Testimoni di Geova

Il presidente russo coinvolge le confessioni tradizionali in programmi a favore dei giovani. Il Cremlino vuole rinforzare le relazioni con gli ortodossi, rendere il Patriarca di Mosca un riferimento per tutte le religioni e attribuire alla sua figura una forte valenza politica. I Testimoni di Geova accudati di isolamento sociale.
Mosca (AsiaNews/Agenzie) - Per instillare nei giovani valori morali e religiosi il presidente Medvedev guiderà di persona il Consiglio per la cooperazione con le associazioni religiose.
 
Ad esso prendono parte il presidente del Consiglio dei Mufti Ravil’ Gajnutdin, il rabbino capo Berl Lazar e il Presidente dei buddisti tradizionali Damba Ajušeev. La delegazione ortodossa sarà la più rappresentativa, e comprenderà lo stesso patriarca Kirill, e i metropoliti Juvenalij e Kliment, l’arcivescovo Aleksandr, responsabile del dipartimento giovanile, il rettore dell’Accademia teologica di Mosca Evgenij e il vescovo Feofilakt, responsabile del lavoro con le associazioni religiose di Mosca.
 
Il capo del Cremlino ha affermato che le giovani generazioni devono riscoprire le loro radici religiose dopo il vuoto di valori generato dall’epoca sovietica e consolidatosi negli anni ’90. Per il presidente la mancanza di punti di riferimento morali colpisce soprattutto la fascia di età tra i 14 e i 30, che rappresenta circa un quarto della popolazione complessiva. Nell’Anno della gioventù, che si celebra nel 2009, lo Stato vuole sviluppare una politica giovanile più efficace, avvalendosi proprio della collaborazione delle associazioni religiose sia a livello federale che regionale, proseguendo la cooperazione già stabilita sul tema della famiglia.
 
Per diversi commentatori ed esperti le affermazioni di Medvedev sull’importanza della religione nella vita del Paese ed il suo coinvolgimento diretto con i più altri rappresentanti delle confessioni tradizionali documentano l’intenzione del Cremlino di far compiere un salto di livello alle relazioni tra Stato e Chiesa ortodossa, affermare il Patriarca di Mosca come punto di riferimento per tutte le religioni nella Federazione e attribuire alla sua figura una forte valenza politica. Il diacono Andrej Kuraev, famoso e molto influente teologo, ha definito l’intensificarsi delle relazioni tra Stato e Chiesa ortodossa come la “ripresa della sinfonia bizantina”.
 
Ma mentre tra il Patriarcato ed il Cremlino sembra iniziata un nuovo sodalizio destinato a durare, ben altra condizione vivono molte delle altre religioni presenti nella Federazione. In febbraio la procura generale della Federazione ha inviato al Comitato amministrativo dei Testimoni di Geova una lettera in cui accusa i membri della comunità russa di “violazioni della legge”, “astensione dal servizio militare” e “isolamento sociale”, comportamenti che “suscitano un atteggiamento negativo in parte della popolazione e verso le confessioni tradizionali della Russia”.
 
I rappresentanti dei Testimoni di Geova respingono le accuse ed affermando che si tratta dell’ennesima violenza delle autorità nei loro confronti. Appellandosi alla costituzione russa e alla Corte europea dei diritti umani, lamentano una sistematica violazione della libertà religiosa e dei diritti civili che ha portato, ad oggi, all’apertura di oltre 45 procedimenti giudiziari a carico di loro comunità sparse per il Paese. I testimoni di Geova rifiutano l’accusa di settarismo mossa dalle autorità russe e ribattono denunciando arresti, confische, perquisizioni e detenzioni illegali a danno di fedeli e proprietà.
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