Medvedev a Kiev, torna l’ombra russa (e cecena) sull’Ucraina
di Nina Achmatova
Prima visita ufficiale del presidente russo dopo l’insediamento del nuovo governo Yanukovich, vicino a Mosca. L’opposizione ucraina insorge per la presenza nella delegazione del presidente ceceno Kadyrov. L’incontro suggella il riassetto dei rapporti bilaterali, l’energia al centro dei colloqui.
Kiev (AsiaNews) – La polemica stavolta non è sugli accordi economici, energetici, né militari. La prima visita ufficiale del presidente russo Dmitry Medvedev a Kiev (17 – 18 maggio), dopo l’insediamento del nuovo governo di Victor Yanukovich, ha suscitato la protesta dei nazionalisti per la presenza, nella delegazione russa, del presidente ceceno Ramzan Kadyrov.
In una recente intervista il leader ceceno, stretto alleato del Cremlino, aveva esplicitamente dichiarato: “Georgia, Ossezia del sud e Ucraina sono malattie della Russia, perché dobbiamo continuare a soffrirne se possiamo liquidare il problema... con armi e tecnologia superiori?”.
Al di là delle polemiche di forma, rimane la sostanza: dopo la vittoria del cosiddetto filorusso Yanukovich alle controverse presidenziali ucraine ogni mossa tra Mosca e Kiev viene letta come un ulteriore passo verso una nuova “sudditanza” dell’ex repubblica sovietica alla Federazione russa. Si spiega così l’irritazione di nazionalisti e opposizione ucraina per la presenza di un falco come Kadyrov nella delegazione di Stato.
Ma al di là delle polemiche, la visita di Medvedev suggella in effetti il veloce riassetto dei rapporti bilaterali realizzato dopo il passaggio di testimone tra il filo-occidentale Yushenko e Yanukovich. Anche se tra oggi e domani non si dovrebbero firmare accordi sull’energia, l’attenzione internazionale è tutta rivolta al botta e risposta tra i due Paesi proprio su gas, fusioni e nuovi progetti, come South Stream. I campi dove più rapido è stato il riavvicinamento tra i due ex nemici.
L’Ucraina vuol far capire che pretende il ruolo di partner e non di subalterno, ma la proposta di fondere in un’unica società Gazprom con Naftogaz (avanzata dal premier Putin) esercita ancora un forte richiamo. Yanukovich per ora ha escluso un simile scenario e ha rilanciato l’idea di un consorzio con Russia e Ue per modernizzare le datate pipeline ucraine. Ma Mosca ha già pensato a rimetterlo in riga: Gazprom ha ribadito che i progetti sulla costruzione del gasdotto South Stream (che aggira l’Ucraina nelle forniture di gas all’Europa) non si toccano. Neppure una eventuale modernizzazione della rete di gasdotti ucraina – che porta in Europa la gran parte delle esportazioni di gas russo – farebbe cambiare idea al colosso dell’energia russa.
Benché la leadership di Kiev faccia di tutto per dimostrare all’Ue e all’opposizione che l’avvicinamento con Mosca non è poi significativo, sono in molti a pensare che l’inversione di rotta sia ormai definitiva.
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