Medio Oriente, Nord Corea e Iran al centro del G8 che si apre domani in Russia
San Pietroburgo (AsiaNews/Agenzie) Si apre domani a San Pietroburgo il summit del G8. Saranno discusse questioni come le crisi di Nord Corea, Medio Oriente e Iran e la sicurezza energetica mondiale, ma diffuso è il timore che l'organismo risulti sempre meno utile, in un clima di rinnovata "guerra fredda" tra Russia e Stati Uniti. Crescono le voci per la rapida ammissione di Stati come Cina e India.
Gli oltre tremila delegati previsti provenienti dagli otto Paesi più industrializzati: Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Germania, Francia, Italia, Canada e Russia ma anche da Brasile, India, Messico e Sud Africa hanno in agenda questioni come energia, malattie infettive e istruzione, commercio e proprietà intellettuale, non proliferazione e sviluppo dell'Africa.
Il 16 luglio ci sarà un incontro "collaterale" tra il presidente cinese Hu Jintao e i leader degli altri Stati osservatori (attesi in Russia per il 17) per "scambiarsi spiega Jiang Yu, portavoce del ministero cinese degli Esteri - i punti di vista sulle principali questioni".
Il G8 vede diminuire la sua importanza: gli Stati membri producono ora meno del 45% del prodotto interno lordo mondiale. Per ridare importanza all'organismo "il primo essenziale passo dice William Smyser, professore dell'università di Georgetown deve essere l'invito a India e Cina ad entrare nel G8, trasformandolo nel G10" "Questo porterebbe il Pil dei partecipanti oltre il livello del 60% mondiale, necessario per dare autorità alle decisioni".
Ma l'allargamento a questi nuovi Paesi (che contano, insieme, oltre 2,4 miliardi di persone) appare necessario anche per il nuovo clima di "guerra fredda" che cresce tra Russia e Stati Uniti.
Gli Stati Uniti invitano la Russia a "condividere i comuni valori", come ha detto ieri il presidente Usa George W. Bush alla conferenza stampa in Germania dopo l'incontro con il cancelliere tedesco Angela Merkel. Mosca commenta che "talvolta parole e pensieri [degli Usa] non coincidono. Loro ci parlano di democrazia dice Vladislav Surkov, vice presidente dell'amministrazione del Cremlino ma pensano ai nostri idrocarburi".
Forte delle sue fonti energetiche e della sua posizione geografica, Mosca persegue strategie mondiali che potrebbero tagliare fuori l'Occidente. Lo scorso 15 giugno a Shanghai, durante i lavori dello Shanghai Cooperation Organization (Sco), il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato che la russa "Gazprom è pronta a partecipare con risorse economiche e tecnologiche alla costruzione del gasdotto dall'Iran a Pakistan e India". Il gasdotto, molto voluto da Teheran, ma boicottato da Washington, prevede di portare entro il 2015 almeno 70 milioni di metri cubi di gas annui ai due Paesi, ma può arrivare fino allo Yunnan in Cina. Russia e Iran hanno le maggiori riserve mondiali di gas e una loro alleanza energetica sarebbe ben vista da India, Pakistan, Cina e Stati dell'Asia centrale, affamati d'energia.
Lo Sco, cui partecipano anche India e Iran come osservatori, vuole istituire stabili consultazioni sul prezzo del gas. Una simile alleanza metterebbe nell'angolo non solo gli Stati Uniti ma anche l'Organizzazione dei Paesi esportanti petrolio (Opec). E' preoccupata anche l'Europa, che riceve dalla Russia gran parte delle fonti energetiche e che discute con Mosca nuovi accordi dopo gli improvvisi tagli alle forniture dello scorso inverno. Alle accuse sullo scarso rispetto dei diritti civili e per la politica energetica, Putin ha risposto che non deve dare giustificazioni all'Occidente "colonialista" e mostra di guardare sempre più ad oriente.
E alla vigilia del G8, dopo avere eliminato il suo nemico pubblico numero uno, il ribelle ceceno Shamil Basayev, da San Pietroburgo ha sloggiato tutti i senza tetto, i venditori ambulanti, gli intellettuali e gli oppositori. (PB)