Mediatori all’opera a Beirut, ma le prospettive sono quasi nulle
Gli inviati di Turchia e Qatar stanno incontrando i responsabili della politica libanese, ma un accordo non sembra possibile. In ambito internazionale il “Gruppo di contatto” proposto da Sarlozy trova il sostegno degli Stati Uniti e della Siria, che però non vuole che Washington ne faccia parte. E l’Arabia Saudita minaccia di “lavarsi le mani”.
Beirut (AsiaNews) – Sono in corso, a Beirut, gli incontri dei “mediatori” di Turchia – il ministro degli esteri Ahmet Davutoglu – e del Qatar – il primo ministro Sheikh Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani – arrivati ieri nella capitale libanese. Essi hanno incontrato il presidente Michel Suleiman, il premier Saad Hariri, il presidente della Camera Nabih Berri e il segretario generale di Hezbollah, Sayyed Hassan Nasrallah e proseguono oggi i loro colloqui con altri esponenti politici.
Una dichiarazione diffusa al termine dell’incontro tra i mediatori e il presidente parla solo di colloqui “profondi e utili”. Ambienti della presidenza citati dall’Orient le Jour hanno comunque fatto sapere che la mediazione ha lo scopo di salvare l’intesa siro-saudita.
In realtà, le prospettive sono difficili. Praticamente nulle le possiilità che l’attuale mediazione dei due inviati di Turchia e Qatar arrivi a dar vita a un accordo, mentre si prospetta da un lato l’azione del “Gruppo di contatto” proposto dal presidente francese Sarkozy (e che dovrebbe comprendere, oltre al Libano, Francia, Siria, Turchia, Arabia Saudita e Qatar) e dall’altra la probabile nuova designazione di Saad Hariri a capo del governo, con nuovi mesi di stallo politico.
La proposta di Sarkozy ha ricevuto oggi il sostegno degli Stati Uniti, ma, sembra vedere l’ostilità del presidente siriano alla partecipazione di Washington al “Gruppo”. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Philip Crowley, ha riconosciuto che Damasco “ha interessi in Libano”, aggiungendo che il suo Paese invita la Siria e gli altri Paesi “a rispettare la sovranità e l’indipendenza del Libano”
In questo quadro internazionale, secondo An-Nahar, le proposte finora avanzate dai due inviati si scontrano con una serie di condizioni poste dall’opposizione guidata da Hezbollah. Le richieste del Partito di Dio sono legate alle voci che vogliono suoi esponenti di alto livello accusati dal Tribunale speciale per il Libano di essere responsabili dell’assassinio dell’ex premeri Rafic Hariri. E ieri, Berri, capo del partito Amal, alleato di Hezbollah, aveva sostenuto che la linea politica dell’opposizione potrà cambiare solo dopo che saranno ufficializzati i nomi degli imputati.
Una mossa a sorpresa, forse un gesto di pressione sui contendenti è arrivata dall’Arabia Saudita. Oggi il ministro degli esteri Saud al-Faisal ha detto che re Abdullah giudica “pericolosa” la situazione libanese, con la prospettiva della divisione di uno Stato “modello di pacifica convivenza tra religioni ed etnie” e che sta pensando di “lavarsi le mani” dal tentativo di mediazzione che da tempo sta svolgendo insieme alla Siria.
La vicenda ha anche un altro interprete, lontano dai tavoli negoziali, ma ben presente: stamattina caccia israeliani hanno sorvolato Nabatiyeh, Iqlim al-Tuffah, Kfarkila e Khiam. (PD)
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