Maxi-ingorgo di 150 chilometri: per le autostrade cinesi è ormai fisiologico
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – L’immenso ingorgo che all’inizio di settembre ha bloccato l’autostrada dalla Mongolia Interna a Pechino attraverso l’Hebei (oltre 150 chilometri di veicoli fermi per più di 10 giorni, soprattutto autocarri carichi di carbone) è stato solo uno dei tanti ingorghi lunghi giorni e decine di chilometri che da mesi bloccano alcune grandi autostrade cinesi. Esperti ora spiegano che la colpa è della cattiva organizzazione delle autostrade.
Un altro ingorgo di circa 100 km il 23 agosto ha bloccato la stessa autostrada. Ma già dal giugno scorso gli autocarri del carbone ci mettono a volte anche 20 giorni per andare dalle miniere occidentali a Pechino, anche se la notizia non era emersa. A settembre le televisioni di tutto il mondo hanno mostrato immagini surreali di migliaia di conducenti che piantavano tende, bivaccavano, giocavano a carte, organizzavano pranzi insieme e balli, accanto agli autocarri immobili. Ma è perché queste code infinite già non sono una novità e gli autotrasportatori si organizzano.
Pechino ha speso migliaia di miliardi di yuan per dotarsi della seconda rete autostradale più estesa al mondo, dopo gli Stati Uniti. Ma analisti osservano che i trasporti sono stati pensati in modo campanilista, costruiti in gran parte dalle autorità locali per soddisfare interessi particolari, e sono gestiti come fonte di forti guadagni piuttosto che per assicurare trasporti veloci.
Anzitutto la rete autostradale è stata in gran parte progettata negli anni ’70, secondo le esigenze dell’epoca. Da allora il consumo di energia si è moltiplicato decine di volte, energia che per oltre i due terzi deriva da impianti a carbone. I maggiori giacimenti di carbone sono nella Mongolia Interna, nel remoto nord ovest. Mentre la maggiore richiesta di energia è nella grandi città della costa orientale. Le ferrovie riescono a trasportare solo il 40% circa del carbone estratto nella Mongolia Interna, l’altro 60% viaggia su autostrada. L’autostrada a 4 corsie dalla Mongolia Interna all’Hebei può ospitare al massimo 20mila veicoli al giorno: ma spesso ne transitano circa 70mila. Lo stesso avviene per le autostrade verso e intorno alle grandi città come Pechino. Per di più a Pechino la polizia stradale ha proibito il passaggio agli autocarri pesanti durante le ore del giorno, e per evitare che si accumulino nei sobborghi chiede alle autorità di Mongolia Interna e Hebei di fermarli.
Oltre a questo, l’autostrada dalla Mongolia Interna a Pechino ha numerosi caselli di pedaggio e stazioni di peso degli autocarri.
Un maggior numero di caselli di pedaggio significa maggiori introiti per le autorità provinciali che ne beneficiano. Per esempio, nelle autostrade controllate dal governo centrale ci sono in media un pedaggio ogni 40 chilometri, mentre i governi locali ne mettono uno ogni 20 km o anche meno. L’alto numero di caselli crea continue file di veicoli fermi per pagare il pedaggio. Per di più le singole province sono autonome, per cui capita di trovare un casello vicino al confine della Mongolia Interna e un altro dopo poche centinaia di metri posto dal governo dell’Hebei.
Inoltre per snellire il traffico veicolare, è proibito il transito autostradale per autocarri oltre un certo peso. Per controllare, sulle strade ci sono numerose stazioni di peso, pure gestite dalla autorità provinciali. I camion sono fermati e pesati. Quelli che portano carbone spesso superano i limiti, ma non sono fermati ma solo multati. Il governo incassa la multa e il camion prosegue il viaggio, fino alla prossima stazione di peso. Il denaro entra nelle casse delle province, ma le autostrade sono coperte da trasporti troppo pesanti.
Ora il clamore mediatico dell’ultimo ingorgo ha spinto Pechino a fare qualcosa, è stato istituito un gruppo di controllo per simile emergenze, si parla di costruire nuove autostrada. Ma, intanto, nessuno discute di diminuire i caselli di pedaggio e le stazioni di peso.
30/01/2008
14/02/2019 13:25