Mavi Marmara, Ankara processa ex ufficiali israeliani
Istanbul (AsiaNews/Agenzie) - Un tribunale di Istanbul sta per iniziare il processo in contumacia a carico di quattro ex ufficiali dell'esercito israeliano, presunti responsabili nel maggio 2010 del blitz sulla nave turca Mavi Marmara. L'imbarcazione trasportava attivisti e aiuti umanitari diretti a Gaza, con l'obiettivo di forzare il blocco imposto dal governo di Tel Aviv e portare un sollievo alla popolazione palestinese della Striscia stremata dall'embargo. Nel raid del commando israeliano, compiuto in acque internazionali, sono morti nove attivisti turchi, decine i feriti; l'assalto all'imbarcazione ha innescato una crisi nelle relazioni diplomatiche fra Turchia e Israele.
Nel maggio scorso un pubblico ministero turco ha incriminato quattro ex alti ufficiali dell'esercito di Davide, con l'accusa fra gli altri di "istigazione all'omicidio, mediante crudeltà o torture". Gli imputati sono: il generale Gabi Ashkenazi, ex capo della struttura dell'esercito, ex capo della marina vice-ammiraglio Eliezer Marom, l'ex capo dell'intelligence Amos Yadlin e l'ex capo dell'aeronautica Avishai Lev. In caso di condanna, i giudici potrebbero spiccare un mandato di cattura internazionale per il loro arresto.
Secondo Israele il commando ha agito per legittima difesa, dopo essere stato attaccato dagli attivisti turchi a bordo della nave. L'ambasciata israeliana ad Ankara bolla il processo come un "atto politico unilaterale, privo di qualsiasi credibilità giudiziaria".
Un'inchiesta delle Nazioni Unite del 2011 (cfr. AsiaNews 02/09/2011 La Turchia lancia sanzioni contro Israele per il rapporto Onu sulla flottiglia di Gaza) ha stabilito che il blocco di Gaza operato da Israele è una "misura di sicurezza legittima" e che le truppe hanno incontrato "una opposizione significativa e organizzata" al momento di salire a bordo della nave. Tuttavia, il documento aggiunge che l'ordine di assaltare le imbarcazioni e l'uso sostanziale della forza sono stati "eccessivi e irragionevoli".
Le navi turche, partite da Cipro, trasportavano 10 mila tonnellate di aiuti diretti a Gaza, per contestare il blocco che Israele impone ai palestinesi della Striscia. Secondo gli oltre 600 attivisti a bordo, le navi contenevano cemento per costruzioni, case prefabbricate, purificatori di acqua e sedie a rotelle elettriche. La flottiglia con gli aiuti è stata approntata da gruppi di filo-palestinesi e da una organizzazione turca per i diritti umani.
Si trattava del nono tentativo di gruppi filo-palestinesi di forzare il blocco israeliano. Ankara aveva chiesto di concedere il passaggio in sicurezza delle imbarcazioni; in risposta, Tel Aviv aveva minacciato di fermare ogni trasgressione al blocco, che dura dal 2007 quando Hamas ha preso il potere nella Striscia. Le Nazioni Unite hanno più volte auspicato la rimozione del blocco per scongiurare una crisi umanitaria, smentita con sdegno dal governo israeliano che permette - a scadenze precise - l'entrata di cibo, medicinali e kerosene. Secondo Israele, il blocco è necessario per prevenire l'entrata di armi e missili nella Striscia.