17/12/2022, 17.57
ECCLESIA IN ASIA
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Matteo Ricci venerabile, il grande dono di papa Francesco alla Cina

di Gianni Criveller *

Autorizzata la promulgazione del decreto sulle virtù eroiche, prima tappa in un processo di beatificazione che ha avuto una storia travagliata. Ricci portò il vangelo in Cina attraverso la via dell’amicizia. Le comunità che ha fondato hanno conservato e trasmesso la fede, nonostante persecuzioni e difficoltà di ogni genere. Il sogno di poterlo vedere beato insieme al discepolo e amico cinese Xu Guangqi. 

Milano (AsiaNews) - Questa mattina, 17 dicembre 2022, nel giorno del suo 86° compleanno, papa Francesco ha fatto alla chiesa in Cina e a tante persone che lo attendevano con speranza, un dono importante: la dichiarazione che Matteo Ricci è venerabile. Ciò significa che la chiesa ne riconosce “l’eroicità delle virtù”. È una tappa fondamentale nella via che porta alla beatificazione del missionario gesuita. Nell’udienza al cardinal Marcello Semeraro, prefetto del dicastero delle Cause dei santi, Francesco ha autorizzato la proclamazione di 10 nuovi beati e, oltre a Ricci, di 13 venerabili.

La causa di beatificazione di Matteo Ricci (Macerata 1552- Pechino 1610) ha avuto un itinerario piuttosto travagliato. Su Ricci infatti, essendo stato per tanti secoli impropriamente associato alla controversa vicenda dei Riti cinesi, era scesa un’ombra che lo aveva gravemente danneggiato. I Riti di venerazione agli antenati erano stati prima condannati (1742) e poi ammessi (1939) dalle autorità vaticane.

Ma, a cominciare da Giovanni XXIII, tutti i papi recenti si erano espressi in modo straordinariamente positivo sul missionario gesuita. In particolare Giovanni Paolo II (1982 e 2001), Benedetto XVI (2010) e Francesco. Quest’ultimo ha additato molto spesso Ricci come il missionario ideale, capace di inculturazione, di dialogo e apertura verso l’altro.

Solitamente le cause di beatificazione iniziano nella diocesi in cui il candidato muore. Matteo Ricci morì a Pechino l’11 maggio 1610, all’età di 57 anni. E a Pechino è sepolto, nel cimitero dei gesuiti che ora è incluso nell’ampio giardino della scuola del Partito comunista (Beijing Administrative College). Ma, per la situazione particolare in cui si trova la chiesa in Cina, la causa di beatificazione è stata assegnata alla diocesi di origine, Macerata.

Il processo per la beatificazione fu aperto, una prima volta, nel 1982. Tuttavia quella fase non ebbe mai una chiara conclusione. Nel 2010, in occasione del 400° anniversario della morte di Ricci, i tempi erano finalmente maturi: il vescovo Claudio Giuliodori riaprì il processo, affidando a chi scrive di presiedere la commissione storica, la quale fu responsabile di tracciare il profilo del missionario maceratese, mostrando non solo l’eroicità delle virtù, ma anche la fama di santità della quale fu circondato fin dalla sua morte. Nel 2013 la documentazione venne trasferita a Roma, dove la causa continuò, seguendo i complessi itinerari previsti. L’atto del papa di questa mattina è allo stesso tempo un punto di arrivo e una tappa significativa verso altri traguardi.

Negli scorsi anni si era diffusa la notizia che da parte del Vaticano c’era l’idea di collegare il processo di beatificazione di Matteo Ricci a quello del suo discepolo e amico Xu Guangqi, scienziato, letterato e politico originario di Shanghai, che fu una colonna fondamentale della cristianità cinese. Il progetto è di grande suggestione: proporre alla venerazione dei cattolici di Cina e del mondo non solo il missionario straniero, ma anche colui che ne accolse l’annuncio, facendo del Vangelo la sua ragione di vita. A suo tempo il vescovo di Shanghai Aloysius Jin Luxian, ora defunto, mi aveva coinvolto nelle indagini per il processo di beatificazione di Xu, che le fonti gesuitiche chiamano ‘il dottor Paolo’, perché apostolo tra la sua gente. Purtroppo le tragiche vicende della chiesa di Shanghai, con il vescovo Taddeo Ma Daqin in domicilio coatto fin dal 2012, impediscono che la causa di Paolo Xu progredisca. Non è ancora possibile infatti fare le necessarie ricerche storiche e mettere davvero le due cause sulla stessa corsia. Che il papa abbia deciso di proseguire con Matteo Ricci è una buona notizia, in quanto c’era il rischio che per l’ennesima volta la sua causa fosse indefinitamente posticipata per motivi indipendenti dal merito della sua santità di vita.

Per giungere alla dichiarazione di ‘venerabilità’ è stato necessario l’approvazione della commissione teologica che ha dichiarato l’eroicità delle virtù, approvata poi dal voto dei cardinali e vescovi membri del dicastero.

Matteo Ricci portò il vangelo in Cina attraverso la via dell’amicizia, del dialogo culturale e scientifico, e dell’accomodamento. Nel 1595, dopo una serie di fallimenti che lo gettarono in uno stato di ‘malinconia’ (sue stesse parole), Matteo decise di scrivere il suo primo libro in cinese. Il titolo dice davvero tanto: L’amicizia. Fu il suo manifesto missionario. L’amicizia è infatti una virtù confuciana: la quinta delle cinque relazioni sociali, ma l’unica che si basa sulla libertà. L’umanista cristiano Ricci apprezzava l’amicizia come valore evangelico e umanistico, e fu proprio attorno a questo valore comune che costruì una rete di amici che gli permise di fondare comunità cristiane in cinque importanti città della Cina.

Nel 1601 Ricci raggiunse Pechino, accolto nella Città proibita per le sue conoscenze scientifiche e culturali. E a Pechino, su terreno imperiale, fu sepolto: unico straniero a cui l’imperatore concesse tale privilegio. Oggi Ricci, incluso in Cina nei libri di testo delle scuole superiori, è ricordato nel Museo del Millennio, insieme a Marco Polo, come unico straniero importante nella storia del Paese.

Ma Ricci fu soprattutto un missionario: come Paolo di Tarso soffrì e donò tutto se stesso per la predicazione del Vangelo. Le comunità che ha fondato hanno conservato e trasmesso la fede e, nonostante persecuzioni e difficoltà di ogni genere, sono ancora presenti tra il popolo cinese. I fedeli cattolici di quel paese lo sanno bene: per questo oggi è un giorno di gioia. E anche di speranza per il futuro della fede nella terra di Cina.

* missionario del Pime e sinologo

 

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