Massacro di Maguindanao: il principale imputato si dichiara innocente
Manila (AsiaNews) – Si dichiara “non colpevole” Andal Ampatuan jr. principale imputato del massacro di 57 persone avvenuto lo scorso 23 novembre a Maguindao. È quanto emerge dalla prima seduta del processo a suo carico avvenuta oggi a Quezon City (Manila). Attraverso il suo avvocato egli ha rifiutato l’accusa di omicidio di 41 dei 57 sostenitori del clan di Ishmael “Toto” Mangudadatu. Grazie alla deposizione di 12 testimoni i giudici hanno bloccato il rilascio su cauzione chiesto dall’imputato. Ampatuan jr. resterà in carcere fino alla prossima sessione prevista per il prossimo 13 gennaio.
Secondo i giudici il principale mandante del massacro è l’ex governatore della Regione Autonoma a maggioranza musulmana di Mindanao (Armm) Andal Ampatuan sr. Questi è padre di Andal Amputan jr. ed era il principale rivale di Mangudadatu nella corsa al governatorato della regione per le elezioni del 2010. All’inizio di dicembre la polizia ha arrestato Ampatuan sr. ed altri membri del suo clan con l’accusa di tentata ribellione. L’operazione è avvenuta dopo la legge marziale applicata nella regione dall’8 al 12 dicembre scorso. In questo periodo polizia ed esercito hanno scoperto circa 200 casi di omicidio riconducibili al clan degli Ampatuan. Essi non erano mai stati denunciati in passato dalle autorità locali. L’ex governatore e i suoi sostenitori sono ancora in attesa di processo.
Intanto la Chiesa chiede a tutti filippini di pregare per i giudici e per una rapida risoluzione del processo. “Apprezziamo e ammiriamo il coraggio e la determinazione del giudice Jocelyn Solis-Reyes che ha scelto di accettare questo caso controverso”, afferma p. Rolando de la Rosa, rettore dell’Università cattolica Santo Tomas di Manila. La Reyes è cattolica ed è un’ex studentessa dell’ateneo. Essa ha accettato il caso nonostante le minacce di morte ricevute dal suo predecessore. Il sacerdote invita inoltre la popolazione a sostenere tutte le iniziative utili a sconfiggere la cultura di impunità presente nel Paese.