Massacro del Gujarat: riaperti 1.600 casi
Verranno indagati oltre 40 ufficiali di polizia; il governo locale dovrà fare rapporto ogni tre mesi sull'andamento delle indagini. John Dayal: oltre le violenze, la "vergogna più grande" è la "paralisi" dei politici e il coinvolgimento della polizia in quegli incidenti.
Mumbai (AsiaNews) - Dopo 4 anni dai violenti scontri interreligiosi del Gujarat, verranno riaperti circa 1.600 casi relativi a quelle rivolte. Più di 40 ufficiali di polizia saranno indagati per non aver condotto indagini adeguate. Attivisti per i diritti umani accolgono con "gioia" la notizia e ricordano che una delle "grandi vergogne" legate a quella tragedia è proprio "il coinvolgimento delle forze dell'ordine e la paralisi del governo" .
Negli incidenti del 2002 nello stato indiano del Gujarat morirono almeno mille persone, in gran parte musulmani. Le violenze erano scoppiate dopo che 60 induisti erano rimasti uccisi nell'attacco a un treno nella città di Godhra da parte di un gruppo islamico. Il governo locale, all'epoca retto dal Bharatiya Janata Party (Bjp), era stato aspramente criticato per il trattamento dei rivoltosi e per non aver reso giustizia alle vittime.
La decisione di riaprire i casi arriva dopo che la Corte Suprema nel 2004 ha ordinato al governo del Gujarat di istituire un Comitato di polizia per considerare la riapertura di 2.020 casi, in precedenza chiusi dalla polizia e stabilire l'eventuale necessità di ulteriori indagini. Il rapporto preparato dalla polizia afferma che verranno riaperti 1.594 casi e indagati 41 ufficiali di polizia per il loro coinvolgimento nelle violenze. Il Gujarat dovrà presentare alla Corte un rapporto trimestrale sull'andamento delle indagini.
Intervistato da AsiaNews il presidente dell'All India Catholic Union, John Dayal, ricorda: "La più grande tragedia nei massacri del Gujarat sono state le violenze sessuali verso le donne musulmane, le uccisioni e la prostrazione economica dell'intera comunità, che ne è seguita". "Ma della stessa grandezza continua è la vergogna legata alla paralisi del governo e al coinvolgimento della polizia e dei politici nelle violenze". L'attivista cattolico si augura che "gli innocenti arrestati, per lo più musulmani, vengano rilasciati e i veri responsabili catturati e processati". "La Corte Suprema conclude deve rimanere vigile e prendere le misure necessarie perché gli incidenti del 2002 non si ripetano più, non solo solo contro i musulmani, ma anche cristiani o tribali ".