Massacro del Gujarat, il governo ricostruirà oltre 500 luoghi religiosi
di Nirmala Carvalho
Lo stabilisce una sentenza dell’Alta corte dello Stato, giunta in seguito alla denuncia dell’Islamic Relief Committee of Gujarat (Ircg). P. Prakash, diretto di un centro gesuita per i diritti umani: “Decisione giusta”. Nei disordini del 2002 morirono oltre mille persone e vennero distrutti 523 luoghi di culto, tra cui tre chiese.
Mumbai (AsiaNews) – Il governo del Gujarat dovrà risarcire e ricostruire oltre 500 luoghi di culto distrutti durante i tumulti del 2002. Lo ha stabilito l’Alta corte dello Stato, criticando l’operato di Narendra Modi, chief minister del Gujarat, per la “negligenza” dimostrata nel proteggere i cittadini e le strutture religiose. A fronte dei mancati risarcimenti alle vittime del massacro del 2002, l’Islamic Relief Committee of Gujarat (Ircg) aveva presentato una petizione alla Corte.
Per p. Cedric Prakash, direttore del centro per diritti umani, giustizia e pace di Ahmedabad “Prashant”, si tratta di “una sentenza giusta”, che “di sicuro rappresenta un sollievo per i sopravvissuti; per coloro che lottano per la giustizia; per tutti quelli che hanno a cuore il tessuto laico e l’eterogeneità del nostro Paese”.
Il 27 febbraio del 2002 un gruppo di musulmani aggredì e dette fuoco al Sabarmati Express, a bordo del quale vi erano indù – soprattutto donne, bambini e anziani – di ritorno da un pellegrinaggio a Ayodhya. L’aggressione scatenò violenti disordini di matrice interreligiosa in tutto il Gujarat. Nel massacro, la comunità islamica dello Stato ha pagato il prezzo più alto: degli oltre mille morti accertati, 790 erano musulmani e 254 indù. Non solo: 253 persone furono considerate disperse; 523 luoghi di culto, comprese tre chiese, furono danneggiate; 27.901 indù e 7.651 musulmani furono arrestati.
Per p. Cedric Prakash, direttore del centro per diritti umani, giustizia e pace di Ahmedabad “Prashant”, si tratta di “una sentenza giusta”, che “di sicuro rappresenta un sollievo per i sopravvissuti; per coloro che lottano per la giustizia; per tutti quelli che hanno a cuore il tessuto laico e l’eterogeneità del nostro Paese”.
Il 27 febbraio del 2002 un gruppo di musulmani aggredì e dette fuoco al Sabarmati Express, a bordo del quale vi erano indù – soprattutto donne, bambini e anziani – di ritorno da un pellegrinaggio a Ayodhya. L’aggressione scatenò violenti disordini di matrice interreligiosa in tutto il Gujarat. Nel massacro, la comunità islamica dello Stato ha pagato il prezzo più alto: degli oltre mille morti accertati, 790 erano musulmani e 254 indù. Non solo: 253 persone furono considerate disperse; 523 luoghi di culto, comprese tre chiese, furono danneggiate; 27.901 indù e 7.651 musulmani furono arrestati.
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