Mar cinese meridionale: il vertice fra Pechino e Manila preoccupa Hanoi
di Paul N. Hung
Dal 3 al 9 settembre il presidente Benigno Aquino in Cina in visita ufficiale. Al centro dei colloqui i confini marittimi e il controllo dell’area attorno le isole Spratly e Paracel, oggetto di una lunga disputa. Esperti vietnamiti: la Cina persegue la politica degli accordi bilaterali, a discapito di un’intesa complessiva.
Ho Chi Minh City (AsiaNews) – Dal 3 al 9 settembre prossimo, il presidente filippino Benigno Aquino sarà a Pechino in visita ufficiale. Al centro dei colloqui con i leader cinesi la cooperazione economica fra le due nazioni e il tentativo di dirimere la controversia sui confini nel Mar cinese meridionale, che comprende il controllo delle acque che circondano le isole Spratly e Paracel, ricche di gas, petrolio, materie prime e pescato. A guardare con preoccupazione al vertice sino-filippino è il Vietnam, che vanta forti interessi e rivendicazioni nell’area e di recente ha raggiunto un accordo di massima – i cui contorni rimangono tuttora poco chiari – con i vertici comunisti in Cina.
L’agenzia ufficiale cinese Xinhua ha parlato della visita del presidente filippino in Cina, sottolineando che Aquino e la leadership di Pechino lavoreranno per “rafforzare le relazioni politiche, economiche e culturali”. Fra i due Paesi restano le divisioni nel Mar cinese meridionale, che investono a cascata tutta l’area Asia-Pacifico. Tuttavia, la crisi diplomatica non ha colpito le relazioni commerciali: la Cina ha investito 1,5 miliardi di dollari in un’impresa automobilistica a Manila; entro il 2020 Pechino riverserà circa 60 miliardi di dollari nell’economia delle Filippine.
Cristino Panlilio, vice-ministro filippino dell’Industria e del commercio, ha ricordato l’unione di intenti fra Manila e Pechino in materia di petrolio e gas naturali. Compagnie di entrambi i Paesi, infatti, inizieranno esplorazioni in tutto il territorio del Sud-est asiatico. “E la Cina rispetterà le leggi filippine – ha aggiunto Panlilio – durante le operazioni nelle isole Spratly”. Il governo intende rassicurare i filippini, perché “il nostro Paese, assieme alla Cina, ne trarrà dei benefici”.
Il possibile avvicinamento fra Manila e Hanoi è visto con preoccupazione in Vietnam che, nelle scorse settimane, ha lavorato per arrivare a un accordo diretto con Pechino per il controllo dell’area. Il governo di Hanoi è stato criticato con forza da molta parte della popolazione, che lo accusa di servilismo verso Pechino. In molte città del Vietnam vi sno state manifestazioni contro "l'imperialismo" cinese. Gli interessi nella regione del Sud-est asiatico e della regione Asia-Pacifico coinvolgono anche organizzazioni internazioni come l’Asean e superpotenze quali gli Stati Uniti. Da più parti si auspica un accordo multilaterale, mentre la Cina persegue la politica dei colloqui diretti evitando un confronto complessivo.
Esperti di storia e di geo-politica vietnamiti, contattati da AsiaNews, ritengono che i dialoghi fra Cina e Filippine servano solo a Pechino “come pretesto” per conquistare un maggio controllo nell’area, a discapito di Hanoi e a “beneficio esclusivo” degli interessi del governo comunista cinese. Le previsioni indicano che la situazione nel Sud-est asiatico è destinata a “complicarsi”. I dialoghi con Manila sono il “primo passo” compiuto da Pechino nella strategia dell’accordo bilaterale con i vari attori in gioco, sottoscritto grazie a massicci finanziamenti ai rispettivi governi che devono fronteggiare la crisi finanziaria mondiale.
L’agenzia ufficiale cinese Xinhua ha parlato della visita del presidente filippino in Cina, sottolineando che Aquino e la leadership di Pechino lavoreranno per “rafforzare le relazioni politiche, economiche e culturali”. Fra i due Paesi restano le divisioni nel Mar cinese meridionale, che investono a cascata tutta l’area Asia-Pacifico. Tuttavia, la crisi diplomatica non ha colpito le relazioni commerciali: la Cina ha investito 1,5 miliardi di dollari in un’impresa automobilistica a Manila; entro il 2020 Pechino riverserà circa 60 miliardi di dollari nell’economia delle Filippine.
Cristino Panlilio, vice-ministro filippino dell’Industria e del commercio, ha ricordato l’unione di intenti fra Manila e Pechino in materia di petrolio e gas naturali. Compagnie di entrambi i Paesi, infatti, inizieranno esplorazioni in tutto il territorio del Sud-est asiatico. “E la Cina rispetterà le leggi filippine – ha aggiunto Panlilio – durante le operazioni nelle isole Spratly”. Il governo intende rassicurare i filippini, perché “il nostro Paese, assieme alla Cina, ne trarrà dei benefici”.
Il possibile avvicinamento fra Manila e Hanoi è visto con preoccupazione in Vietnam che, nelle scorse settimane, ha lavorato per arrivare a un accordo diretto con Pechino per il controllo dell’area. Il governo di Hanoi è stato criticato con forza da molta parte della popolazione, che lo accusa di servilismo verso Pechino. In molte città del Vietnam vi sno state manifestazioni contro "l'imperialismo" cinese. Gli interessi nella regione del Sud-est asiatico e della regione Asia-Pacifico coinvolgono anche organizzazioni internazioni come l’Asean e superpotenze quali gli Stati Uniti. Da più parti si auspica un accordo multilaterale, mentre la Cina persegue la politica dei colloqui diretti evitando un confronto complessivo.
Esperti di storia e di geo-politica vietnamiti, contattati da AsiaNews, ritengono che i dialoghi fra Cina e Filippine servano solo a Pechino “come pretesto” per conquistare un maggio controllo nell’area, a discapito di Hanoi e a “beneficio esclusivo” degli interessi del governo comunista cinese. Le previsioni indicano che la situazione nel Sud-est asiatico è destinata a “complicarsi”. I dialoghi con Manila sono il “primo passo” compiuto da Pechino nella strategia dell’accordo bilaterale con i vari attori in gioco, sottoscritto grazie a massicci finanziamenti ai rispettivi governi che devono fronteggiare la crisi finanziaria mondiale.
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