Mar Cinese meridionale: venti di guerra fra Pechino e Manila
Manila (AsiaNews/Agenzie) - Soffiano venti di guerra - almeno a parole e comunicati - fra Manila e Pechino per i territori contesi nel Mar Cinese meridionale, al centro di un'annosa disputa che interessa anche altre nazioni nell'area Asia Pacifico e, di conseguenza, gli Stati Uniti. Ieri la Cina ha affermato di essere pronta a "rispondere" nel caso la tensione dovesse montare, dopo mesi di stallo con le Filippine per le Scarborough Shoal, un gruppo di atolli situati fra l'isola di Luzon e le isole Zhongsha.
Il vice-ministro cinese agli Esteri Fu Ying conferma che Pechino ha convocato l'ambasciatore filippino Alex Chua, manifestando il disappunto per la controversia in corso. "La controparte filippina - ha dichiarato Fu in conferenza stampa - non ha compreso che sta commettendo gravi errori" finendo così per "alimentare la tensione" nell'area. L'alto funzionario governativo aggiunge infine che "è dura per noi essere ottimisti sulla situazione".
Ancora più duro il commento del quotidiano governativo cinese People's Daily, affidato a un editoriale per le edizioni oltremare. La Cina "ha fatto del suo meglio" per risolvere la querelle in ambito diplomatico, si legge nel giornale, ma "la pazienza ha un limite" e "non esiste un motivo valido per sopportare ancora una situazione che si è già protratta fin troppo a lungo". Di contro, Manila afferma la propria buona volontà per dirimere in modo pacifico la controversia, rilanciando "iniziative diplomatiche" atte a "stemperare" la tensione.
Lo scontro che vede opposte Manila e Pechino nel Mar Cinese meridionale si è acuito lo scorso otto aprile, quando la marina filippina ha tentato di bloccare pescherecci cinesi che avevano varcato il confine che segna la porzione di mare al centro della contesa. Da qui l'intervento di navi da guerra cinesi, a protezione delle imbarcazioni e degli "interessi" nazionali. Da allora vi è un clima di forte tensione nella zona e a nulla sono valsi gli sforzi diplomatici messi in campo dalla comunità internazionale.
Tuttavia, secondo esperti militari e studiosi è "poco probabile" che possa divampare a breve un conflitto fra i due Paesi nell'area. Al contrario, gli esperti credono che "la disputa si possa risolvere a livello diplomatico". Intanto imprese petrolifere filippine e cinesi annunciano il proposito di avviare una collaborazione, per lo sviluppo di un giacimento di gas naturale conservato nel sottosuolo marino. Una mossa che potrebbe contribuire ad allentare il clima fra i due governi e che potrebbe portare all'estrazione di oltre 20 trilioni di metri cubi di gas naturale.
Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale, di cui è ricco il sottosuolo. A contendere le mire espansionistiche di Pechino vi sono Vietnam, Filippine, Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell'area. Nella zona negli ultimi mesi si sono registrati numerosi "incidenti" fra navi militari o imbarcazioni di pescatori - in una zona caratterizzata da una fiorente fauna ittica - battenti bandiere di Pechino, Hanoi e Manila.