Mar Cinese meridionale: centinaia di filippini in piazza contro “l’imperialismo” di Pechino
Manila (AsiaNews/Agenzie) - Centinaia di filippini hanno manifestato davanti all'ambasciata cinese, in un'escalation di tensione fra Manila e Pechino per le dispute territoriali nel mar Cinese meridionale; la controversia riguarda in particolare le Scarborough Shoal (le Huangyan per Pechino), un gruppo di atolli situati fra l'isola di Luzon e le isole Zhongsha, nel Pacifico. Il governo ha subito preso le distanze dalla dimostrazione, sottolineando che non vi è alcun coinvolgimento diretto. Tuttavia, la protesta pacifica che si è tenuta oggi nella capitale delle Filippine si va ad aggiungere alla decisione delle autorità cinesi di sospendere i viaggi turistici nell'arcipelago e il boicottaggio di prodotti alimentari - su tutti la frutta - di origine filippina in territorio cinese. Alla vigilia delle manifestazioni, la rappresentanza diplomatica di Pechino ha allertato i propri concittadini che vivono nelle Filippine a restare in casa, perché è a rischio la loro incolumità.
Brandendo cartelli e bandiere filippine, i manifestati hanno denunciato il comportamento "arrogante" della leadership cinese. Loida Nicholas Lewis, uno degli organizzatori della protesta, afferma che "Pechino si comporta come un signorotto arrogante, persino in casa dei vicini". Tra gli altri, i dimostranti brandivano pannelli con scritto "Facciamo la pace e non la guerra", "Cina smettila di molestare le Filippine" e "Cina, ferma il bracconaggio nelle acque filippine". Le autorità filippine hanno predisposto un rafforzamento del cordone di sicurezza attorno all'ambasciata cinese, stanziando un centinaio di agenti; tuttavia, non si hanno finora notizie di incidenti. Intanto sono ripresi i colloqui fra rappresentanti del governo di Manila e funzionari di Pechino, dopo un silenzio durato oltre due settimane. Ma il clima resta teso, in particolare sul versante cinese: un commento apparso ieri sera sull'agenzia ufficiale Xinhua sottolinea che il popolo cinese "è infuriato per il comportamento offensivo delle Filippine".
Preoccupata dal timore di un conflitto, anche l'India - che mostra sempre più attenzione all'area Asia-Pacifico - interviene nello scontro fra Manila e Pechino, invitando le parti alla moderazione. Il portavoce del ministero per gli Affari esteri di New Delhi dichiara che "è di vitale interesse per la comunità internazionale mantenere la pace e la sicurezza nella regione". Per questo l'India "invita entrambe le nazioni a mostrare moderazione e a risolvere la disputa attraverso la diplomazia, secondo i principi della legislazione internazionale".
Lo scontro che oppone Manila e Pechino nel Mar Cinese meridionale si è acuito lo scorso otto aprile, quando la marina filippina ha tentato di bloccare pescherecci cinesi che avevano varcato il confine che segna la porzione di mare al centro della contesa. Da qui l'intervento di navi da guerra cinesi, a protezione delle imbarcazioni e degli "interessi" nazionali. Da allora vi è un clima di forte tensione nella zona e a nulla sono valsi gli sforzi diplomatici messi in campo dalla comunità internazionale.
Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale, di cui è ricco il sottosuolo. A contendere le mire espansionistiche di Pechino vi sono Vietnam, Filippine, Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan, cui si uniscono la difesa degli interessi strategici degli Stati Uniti nell'area. Nella zona negli ultimi mesi si sono registrati numerosi "incidenti" fra navi militari o imbarcazioni di pescatori - in una zona caratterizzata da una fiorente fauna ittica - battenti bandiere di Pechino, Hanoi e Manila.