Mar Cinese meridionale: Manila e Hanoi alleate contro l'egemonia di Pechino
Manila (AsiaNews/Agenzie) - Maggiore cooperazione nel garantire la sicurezza della navigazione nel mar Cinese meridionale e contrastare l'egemonia di Pechino, che rivendica sempre più porzioni di territorio, risorse naturali e controllo dei commerci. È questo il tema centrale dei colloqui di alto livello fra diplomatici filippini e vietnamiti, in programma domani Primo agosto a Manila nel contesto della 7ma riunione della Commissione congiunta per la cooperazione bilaterale fra Filippine e Vietnam. Altri questioni oggetto di discussione - rimaste in sospeso dall'ultimo incontro fra i due fronti, nel 2011 in Vietnam - le iniziative in tema di sicurezza e difesa, gli investimenti, lo sviluppo dell'agricoltura e la cooperazione marittima.
A guidare le due delegazioni saranno il ministro filippino per gli Affari esteri Albert del Rosario e la controparte vietnamita Pham Binh Minh. I due alti funzionari dovranno inoltre rivedere e aggiornare l'attuale meccanismo di cooperazione bilaterale, fissato per il quinquennio 2011-2016.
Entrambi i Paesi sono legati a una disputa territoriale annosa e prolungata con la Cina, che in più di un'occasione ha rischiato di sfociare in un conflitto aperto; essa ha inoltre contribuito a riscaldare gli animi in patria, in particolare fra i movimenti nazionalisti vietnamiti scesi più volte in piazza. Le ricchezze racchiuse nel sottosuolo - petrolio e gas naturali - attirano l'attenzione di Malaysia, Brunei e Taiwan, con gli Stati Uniti che muovono da dietro le quinte per contrastare l'imperialismo di Pechino in un'area strategica, di passaggio per i due terzi dei commerci marittimi mondiali.
Spesso Manila ha accusato la Cina di intrusioni nelle proprie acque e di attività esplorative illegali. Per questo ha promosso un arbitrato internazionale in seno alle Nazioni Unite, attirandosi gli strali di Pechino che vuole invece affrontare le questioni irrisolte mediante negoziati bilaterali. Scontri che hanno riguardato anche Pechino e Hanoi, sebbene le autorità comuniste vietnamite non abbiano voluto sostenere l'iniziativa diplomatica filippina. Anzi, di recente si sarebbe giunti a una base di accordo fra Hanoi e Pechino, per l'esplorazione e lo sfruttamento congiunto delle risorse.
La scorsa settimana il premier giapponese Shinzo Abe si è recato in visita ufficiale nelle Filippine, dove ha incontrato il presidente Benigno Aquino III. I due leader asiatici hanno discusso di dispute territoriali nel mar Cinese meridionale e nel mar Cinese orientale. Alle spalle muovono gli Stati Uniti, che guardano con sempre maggiore attenzione alla regione Asia-Pacifico dopo dieci anni di campagne nell'area mediorientale e in Afghanistan.
Washington assicura agli alleati asiatici (su tutti Tokyo e Manila) maggiore presenza economica e militare nell'area; la visita del vice-presidente Usa Joe Biden, dopo i viaggi del segretario alla Difesa Chuck Hagel e del segretario di Stato Jonh Kerry nei mesi scorsi ne sono la conferma. Tuttavia, gli Stati Uniti puntano a migliorare i rapporti anche con l'antico nemico vietnamita, come conferma la visita ufficiale negli Usa (dei giorni scorsi) di una delegazione di Hanoi guidata dal presidente Truong Tan Sang.
Fra le nazioni della regione Asia-Pacifico, la Cina è quella che avanza le maggiori rivendicazioni in materia di confini marittimi nel mar Cinese meridionale. Le isole Spratly e Paracel, quasi disabitate, sono assai ricche di risorse e materie prime. L'egemonia nell'area riveste un carattere strategico per il commercio e lo sfruttamento di petrolio e gas naturale nel fondo marino. A contendere le mire espansionistiche di Pechino vi sono il Vietnam, le Filippine, la Malaysia, il sultanato del Brunei e Taiwan.