23/03/2007, 00.00
NEPAL
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Maoisti contro poveri Madhesi: decine di morti e di feriti

di Prakash Dubey
Per un banale pretesto, maoisti e Madhesi scatenano un conflitto al fuoco nel centro di una città. I Madhesi riuniscono i gruppi sociali meno affermati, da cui i maoisti hanno preso le distanze quando sono giunti al potere. Il dramma degli oltre 100 mila profughi bhutanesi in Nepal.

Kathmandu (AsiaNews) – Tensione ancora alta in alcune città del Nepal dopo un violento scontro a fuoco tra maoisti e membri del Forum per i diritti del popolo Madhesi ha causato circa 27 morti e 50 feriti.

Lo scontro è esploso la sera del 21 marzo nella meridionale città di Gaur quando i maoisti hanno cercato di tenere un incontro pubblico dove era già organizzato e pronto a iniziate un incontro di Madhesi,  annunciato da una settimana. Testimoni oculari hanno riferito ad AsiaNews che i Madhesi si sono opposti. Sono iniziati i tafferugli e i maoisti hanno sparato sui Madhesi. Ma questi erano a loro volta armati. Si è scatenata una sparatoria violenta.

Il governo locale ha proclamato 24 ore di coprifuoco e disposto un ampio spiegamento delle Forze di sicurezza. Ma si temono maggiori scontri tra i due gruppi.

Arjun Narsing KC, portavoce del Partito Nepalese del Congresso, si è rammaricato per le vittime ma ha aggiunto che “gli autori del massacro dovrebbero essere perseguiti con la massima severità”.

I Madhesi, popolazione di origine indiana che comprende indù, musulmani, cristiani, tribali e dalit, sono circa la metà dei 27 milioni di cittadini nepalesi che abitano le terre pianeggianti soprattutto meridionali, negli ultimi 3 mesi si sono battuti con forza per ottenere il riconoscimento dei loro diritti politici e per porre fine a 238 anni di egemonia politica e sociale della casta indù che abita le terre alte, chiamata Pahadi. Molti leader del gruppo maoista appartengono a questa casta indù.

Norbert Rai, analista sociale cristiano, spiega ad AsiaNews che “per questo i Madhesi sono stati molto scettici sui motivi per cui [i maoisti] hanno condiviso con loro il potere su basi di uguaglianza. Questa sfiducia ha favorito i recenti e frequenti scontri violenti tra loro, e quello di Gaur è stato il peggiore. E’ ironico che i maoisti siano stati i primi a sostenere la causa Madhesi. Ma dopo che hanno acquistato un buon potere politico, i maoisti hanno del tutto ignorato i Madhesi. Comunque, simili violenze possono spaccare l’unità del Paese”.

Anche l’ufficio dell’Alto Commissario Onu per i diritti umani in Nepal ha “deplorato” il bagno di sangue. La funzionaria Onu Lena Sundh ha invitato i leader delle due parti, “a qualsiasi livello, ad agire senza ritardo per fermare questa inaccettabile violenza e cercare la soluzione dei contrasti con il confronto pacifico”.

Le Nazioni Unite hanno anche segnalato la grave situazione di circa 108 mila bhutanesi rifugiati che vivono in 7 campi nei distretti di Jhapa e Morang nel Nepal orientale, che rischiano di morire di fame se non ricevono sufficienti aiuti da donatori. Lo status di rifugiati  impedisce loro di cercare un lavoro esterno ai campi e di possedere la terra, per cui dipendono in modo totale dalle donazioni internazionali. Molti di loro vivono qui da oltre 16 anni. Il sacerdote gesuita PC Amalraj, direttore del Jesuit Refugee Service che li assiste, ha ricordato ad AsiaNews le gravi conseguenze per una popolazione che da oltre 16 anni vive nei campi profughi, “con il terrore di morire di fame. La cosa più urgente è provvedere al loro nutrimento”. Ma poi sarà anche necessario – aggiunge – pensare a dove possano essere accolti, dato che non li vogliono né il Nepal né la loro terra natale.

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