Mao Hengfeng, che sfida la legge sul figlio unico, condannata di nuovo ai lavori forzati
Pechino (AsiaNews) - La polizia di Pechino ha arrestato e condannato ai lavori forzati per la terza volta Mao Hengfeng, una delle "campionesse" della battaglia contro la legge sul figlio unico e gli aborti forzati in Cina. Lo denuncia il marito Wu Xuewei, secondo il quale la donna è stata rapita dagli agenti di pubblica sicurezza lo scorso 20 settembre nella capitale, dove si trovava per chiedere giustizia degli abusi subiti durante la sua seconda detenzione. La dissidente è stata ridotta su una sedia a rotelle per le violenze della polizia.
Dopo questo lungo periodo di detenzione, la settimana scorsa le autorità l'hanno condannata a 18 mesi di "rieducazione tramite il lavoro" per "aver disturbato l'ordine sociale". La sentenza è stata pronunciata a ridosso dell'apertura del 18mo Congresso del Partito comunista, che si apre domani e che si prepara a incoronare la "Quinta generazione" di leader comunisti.
Wu ha ricevuto la notifica ma si dice convinto dell'innocenza della moglie: "Non è colpevole e non ha mai violato alcuna legge. Hanno costruito le accuse e fabbricato le prove per incarcerare persone innocenti". Al momento, non si conosce il luogo di detenzione: l'ultima condanna l'ha scontata nel centro di detenzione di Yangpu, nei pressi di Shanghai, dove vive la coppia.
Mao Hengfeng è una delle dissidenti più note del Paese. La donna per anni si è battuta contro la legge del figlio unico da quando, nel 1988, è stata licenziata dal lavoro in una fabbrica di sapone dopo che era rimasta incinta per la seconda volta e aveva rifiutato di abortire, contravvenendo al generale divieto di avere più di un figlio.
Nel marzo 2010 è stata condannata a 18 mesi di rieducazione-tramite-lavoro, veri lavori forzati irrogati senza un vero processo e senza difesa, per "disturbo dell'ordine sociale": il 25 dicembre 2009 aveva urlato slogan di protesta per il processo di Liu Xiaobo avanti al Corte intermedia del popolo n.1 a Pechino.
Il 22 febbraio 2011 è stata rilasciata per la cattive condizioni mediche, ma è stata riarrestata dopo due giorni con l'accusa di avere compiuto "attività illegali", non meglio precisate. Wu ha protestato che nei due giorni erano stati sotto costante controllo della polizia e la moglie era uscita solo una volta per andare a cena con amici la sera del rilascio.
La Cina che prepara il nuovo governo comunista sta comunque dibattendo anche sulla legge di controllo delle nascite, avversata in pratica da tutta la popolazione. Una Fondazione molto vicina al governo ha presentato un documento proprio al Congresso (vedi qui) in cui si chiede l'abolizione della legge.