Manmohan Singh primo ministro: vescovi soddisfatti
Mumbai (AsiaNews) - "Sono molto contento che la situazione abbia preso questa piega, me lo auguravo fortemente. Con Manmohan Singh primo ministro, per la prima volta avremo un grande intellettuale a capo del nostro governo. Probabilmente egli supera tutti i primi ministri del mondo in fatto di preparazione e competenza": con questa eloquente battuta mons. Percival Fernandez, segretario generale della Conferenza episcopale Indiana, ha manifestato ad AsiaNews la soddisfazione della Chiesa cattolica indiana per la scelta di Singh come premier designato.
Mons. Fernandez ha detto inoltre di aver apprezzato il gesto di Sonia Gandhi, che ha rinunciato a guidare il nuovo governo, definendo questa scelta "un gesto umile", così come fecero ieri altri leader cattolici. "Ancora una volta, Sonia Gandhi ha dimostrato ai suoi detrattori che non è interessata al potere, bensì al progresso del paese e dei suoi abitanti" ha chiosato mons. Fernandez, aggiungendo poi che per questa decisione Sonia Gandhi sarà "amata ancora di più dal nostro popolo".
Manmohan Singh, noto economista (di educazione oxfordiana), è stato designato premier dai 145 eletti del Congress e incaricato di formare il nuovo governo: dopo l'incredulità per l'inaspettata vittoria e la delusione per la rinuncia di Sonia Gandhi, la scelta del Cogress è caduta su questo preparato e apprezzato economista (vedi scheda).
Di religione sikh (professata dal 2% del miliardo e più di indiani), Singh ha dovuto vincere l'involontaria diffidenza che il suo nome suscitava fra i sostenitori del Congress, ancora increduli e delusi per la defezione della Gandhi. La quale, però, si è confermata doppiamente vincitrice nel dopo-elezioni: da una parte, la sua irremovibile decisione di sottrarsi al prestigio della politica ne ha accresciuto l'appartenenza all'India e alla sua gente: e questo a dispetto delle feroci critiche nazionalistiche di Atal Mehari Vajpayee, leader dello sconfitto BJP. Infatti, la volontà di Sonia di sottrarsi agli onori di guidare la più grande democrazia del mondo è stata interpretata da molti come una scelta consona al sentimento del popolo indiano: la rinuncia (tyaag) è infatti giudicata dalla cultura indiana come un alto valore morale, praticato dalle figure di maggior riferimento storico-culturale del paese: l'eroe Rama, Buddha e lo stesso Mahatma Gandhi.
Sonia ha inoltre depotenziato, con la propria rinuncia e la designazione di Singh, le annunciate proteste del BJP, previste per il momento dell'assegnazione dell'incarico alla Gandhi. Il portavoce del BJP, richiesto di un parere sulla rinuncia di Sonia e della scelta di Singh, si è limitato a dire che "la decisione della Gandhi non ci riguarda".
La preparazione e la stima di cui Singh gode (fu lui l'alfiere delle riforme economiche che nel 1991 aprirono l'India al mercato) sono un ulteriore, prezioso tassello della strategia di modernizzazione che Sonia Gandhi ha impresso alla vita politica indiana vincendo le recenti elezioni politiche. (LF)