04/10/2024, 12.23
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Manipur: le false narrazioni sui combattenti kuki dal Myanmar

Il conflitto etnico che dura ormai da un anno e mezzo nello Stato nord-orientale dell'India è alimentato anche da voci senza fondamento. L'ultima parlava di "almeno 900 miliziani" che si sarebbero infiltrati dal vicino Myanmar per combattere i Meitei. Una ricostruzione smentita personalmente dal capo di Stato maggiore dell'esercito di Delhi: "I birmani che arrivano sono disarmati e in cerca di rifugio dalla guerra".

Imphal (AsiaNews/Agenzie) - Le affermazioni secondo cui almeno 900 combattenti Kuki dal Myanmar si sarebbero infiltrati nello Stato indiano del Manipur sono false. Lo ha detto questa settimana il capo di stato maggiore dell'esercito indiano, il generale Upendra Dwivedi durante il Chanakya Defence Dialogue, un forum annuale sulla sicurezza nazionale e regionale. “Non dovremmo permettere che si costruiscano narrazioni sbagliate”, ha continuato il generale.

A metà settembre il chief minister Biren Singh, rappresentante del partito ultranazionalista indù Bharatiya Janata Party (Bjp) aveva diffuso un rapporto di intelligence secondo cui centinaia di militanti cristiani di etnia Kuki si erano infiltrati nel Manipur per combattere contro i Meitei, in prevalenza indù. Lo scontro armato tra i due gruppi è scoppiato nel maggio 2023 e finora ha causato oltre 200 morti e circa 60mila sfollati, secondo le fonti ufficiali.

Il 25 settembre, il consigliere per la sicurezza del Manipur, Kuldiep Singh, e il direttore generale della polizia, Rajiv Singh, avevano spiegato che le affermazioni riguardo le infiltrazioni dei Kuki (che hanno legami etnici con le popolazioni Chin del Myanmar, a loro volta schierate contro l’esercito nella guerra civile birmana) non potevano essere “comprovate sul campo”. Ma nei giorni precedenti, anche a causa di una serie di attacchi con droni per cui erano sempre stati accusati i Kuki, Kuldiep Singh e Rajiv Singh avevano comunque posto in massima allerta le forze di sicurezza nelle aree collinari dominate dai Kuki (chiamati anche Zo). In risposta, la comunità Meitei aveva organizzato grandi raduni e chiesto ulteriori provvedimenti militari, perché, secondo il rapporto, i militanti dal Myanmar erano pronti a lanciare “molteplici attacchi coordinati contro i villaggi Meitei intorno al 28 settembre”. Questa settimana, il generale Dwivedi ha sottolineato che la "narrazione dei droni” era falsa. “Non c'è nessun drone armato”, ha detto.

Diversi rappresentanti tribali avevano accusato il consigliere per la sicurezza di aver diffuso false informazioni sulla comunità Kuki-Zo senza garantirne la sicurezza. "Non ci sentiamo più sicuri sotto la sua guida. Vorremmo chiedere le sue dimissioni", affermava in una nota la Kuki Students' Organisation in riferimento a Kuldiep Singh. Anche l’Indigenous Tribal Leaders Forum, che raccoglie al suo interno più organizzazioni, aveva accusato Singh di amplificare una “propaganda subdola”.

Al Chanakya Defence Dialogue, il capo dell'esercito ha continuato dicendo che le persone che provengono dal Myanmar “arrivano disarmate” in cerca di un rifugio. La situazione nel Manipur è diventata una “battaglia di narrazioni”, con una crescente polarizzazione tra le comunità, ha commentato Dwivedi. “La situazione sarà anche stabile oggi, ma è tesa”.

Poco dopo l’inizio degli scontri a maggio dello scorso anno, inoltre, diverse stazioni di polizia erano state saccheggiate: secondo le stime, erano state rubate circa 4mila armi da fuoco, di cui il 25% è però stato recuperato, così come il numero di sfollati è sceso da 60mila a 40mila, ha aggiunto il generale.

Resta, tuttavia, che dopo un periodo di relativa calma, il primo settembre due persone sono state uccise e 10 sono rimaste ferite nell'area di Koutruk a Imphal West, una zona cuscinetto che separa le aree dei Meitei dal distretto di Kangpokpi, dominato dai Kuki.

Secondo i commentatori, l’episodio non solo ha evidenziato la volontà del governo locale di incolpare la minoranza Kuki (che ha ammesso di avere in dotazione droni ma di usarli solo per la sorveglianza, non per sganciare bombe) per la violenza, ma ha anche mostrato i contrasti tra la polizia del Manipur e l’esercito e gli Assam Rifles, una forza paramilitare che come l’esercito fa capo al governo centrale e che è stata schierata per ridurre le tensioni.

Anche in passato, polizia locale, tra i cui ranghi sono presenti molti agenti della comunità Meitei, aveva accusato gli Assam Rifles di schierarsi con i Kuki-Zo. Alcuni analisti hanno affermato che a essere rientrati in Manipur dal Myanmar sono in realtà gruppi ribelli più vicini ai Meitei e alla milizia Arambai Tenggol, nata nel 2020 per preservare la cultura locale, ma che si è presto trasformata in un gruppo armato che gode del favore della popolazione e della protezione del chief minister Biren Singh.

Un osservatore locale ha detto alla testata Scroll che l’insicurezza tra i Meitei gioca a favore del chief minister Biren Singh. “Il chief minister vuole solo dimostrare di essere il salvatore dei Meitei. Vuole dimostrare che lui e la sua gente stanno combattendo per i Meitei”. Ma, ha continuato, la stessa tattica è utilizzata anche da alcuni leader Kuki-Zo che “vogliono tenere la pentola in ebollizione”.

 

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