Manila, domani voto decisivo sulla Legge per il controllo delle nascite. Protestano cattolici e pro-life
Manila (AsiaNews) - Dopo 14 anni di dibattiti domani il Congresso filippino voterà sulla legge per il controllo delle nascite, che prevede la diffusione di pillole abortive e contraccettivi. Per la Chiesa essa è un "preludio a una legge sulla legalizzazione dell'aborto". La seduta si terrà il giorno della festa della Vergine di Guadalupe, patrona dei non nati. Secondo fonti di AsiaNews, tale scelta "è una provocazione deliberata contro i cattolici", da sempre contrari alla norma. Ieri la Conferenza episcopale filippina ha confermato la presenza dei suoi delegati durante la votazione, per garantirne la trasparenza ed evitare eventuali colpi di mano in caso di una maggioranza risicata del "si".
In un comunicato, p. Melvin Castro, segretario per la Commissione famiglia e vita, ha invitato tutti i credenti a pregare e manifestare contro l'approvazione del decreto. Per l'occasione si celebrerà una messa nella parrocchia di S. Peter, a pochi isolati dalla sede del Congresso. Dopo la funzione i cattolici terranno una processione per il quartiere di Batasan (Quezon City, Manila). Oggi il card. Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila, ha annunciato una veglia di preghiera al santuario di Nostra Signora di Guadalupe di Makaty City. Partiti e associazioni pro-life hanno invece in programma una serie di manifestazioni e sit-in davanti all'ingresso del parlamento.
Dopo varie modifiche la legge che si voterà domani rifiuta l'aborto clinico, ma promuove un programma di pianificazione familiare che invita le coppie a non avere più di due figli. Essa permette in alcuni casi l'obiezione di coscienza, ma allo stesso tempo favorisce la sterilizzazione volontaria. Chiesa e associazioni cattoliche sostengono invece il Natural Family Programme (Nfp), che mira a diffondere tra la popolazione una cultura di responsabilità e amore basata sui valori naturali. Il disegno di legge è promosso soprattutto dalle grandi organizzazioni internazionali, come ad esempio Onu e Unicef, che legano l'alto tasso di natalità alla povertà del Paese. I Paesi che non si attengono a tali norme perdono il diritto a ricevere aiuti umanitari.
Il dibattito al Congresso sulla Reproductive Health è in corso da quattro anni, ma decreti simili erano già stati presentati alla fine degli anni '90 e rigettati dall'allora presidente Gloria Arroyo, più vicina alle posizioni dei cattolici. Con la salita al potere di Benigno Aquino nel 2010, le pressioni per un'approvazione immediata sono cresciute. Nei giorni scorsi il presidente ha ribadito la necessità di una norma che controlli l'alto tasso di natalità - 24,8 nascite ogni 1000 abitanti - sottolineando che la sovrapopolazione è il principale fattore responsabile della crisi economica del Paese. (S.C.)