Manifestazione a Tel Aviv contro il ritiro di Gaza
Gerusalemme (AsiaNews) - I coloni contrari al ritiro da Gaza si sono dati appuntamenti per una grande manifestazione a Tel Aviv giovedì 11 agosto. Insieme ai loro sostenitori nella destra e nel mondo dell'estremismo religioso ebraico essi pensano di radunare almeno 100 mila persone.
Alcuni degli organizzatori hanno rivelato ad AsiaNews che essi "temono violenze" soprattutto da parte dei coloni più riottosi all'abbandono delle loro case e coltivazioni a Gaza, e da parte degli estremisti.
Il 4 agosto, un giovane disertore israeliano estremista ha ucciso 4 arabi israeliani in un bus per contestare la decisione di Ariel Sharon al ritiro degli insediamenti da Gaza. Il giovane soldato è stato poi linciato dalla folla. "Questa esecuzione e queste violenze ci lasciano una profonda amarezza" ha detto ad AsiaNews uno degli organizzatori della manifestazione. "Ma sono un segno della tensione che viviamo". Gli organizzatori hanno comunque promesso al governo che non faranno alcuna violenza, né contro il governo né contro i soldati.
Ieri Sharon ha incassato l'appoggio di quasi tutto il governo (17 voti a favore contro 5) per il varo del prima fase del ritiro. Benjamin Netanyahu, ministro delle Finanze, si è dissociato dando le dimissioni. Secondo Netanyahu, principale rivale di Sharon nel Likud, il ritiro unilaterale da Gaza e da alcuni insediamenti del West Bank "divide il popolo e indebolisce la sicurezza di Israele". Molti però sono convinti che la mossa di Netanyahu, avvenuta "troppo tardi", è solo un modo di farsi pubblicità e in futuro "soffiare la guida del governo" a Sharon, se il ritiro dovesse trasformarsi in una tragedia.
Il progetto di Sharon è di rimuovere tutti i 21 insediamenti da Gaza e 4 dei 120 esistenti nella West Bank, perché è impossibile garantirne la loro incolumità e sicurezza.
Secondo fonti di AsiaNews a Gerusalemme, dopo mesi di opposizione, i coloni sono ormai rassegnati. La maggioranza di loro sono ebrei "religiosi" integralisti: "Abbiamo pregato, abbiamo manifestato", hanno detto ad AsiaNews. "Se questo è il destino, lo accetteremo, ma faremo resistenza passiva, non ci muoveremo fino all'ultimo".
Secondo un'inchiesta del giornale Yedioth Ahronoth, una maggioranza del 55% degli israeliani sostiene il ritiro; ma in queste settimane gli oppositori sono cresciuti dal 35 al 39%. Il governo ha però dichiarato che il 60% delle 1700 famiglie che devono essere trasferite, ha accettato gli aiuti del governo per la ricollocazione, indebolendo la loro possibile resistenza.
Il primo blocco del ritiro è fissato a dopo il 15 agosto, alla fine del digiuno di Bet Hamikdash, che ricorda la seconda distruzione del Tempio.
23/08/2005