Mangalore, parla un sopravvissuto al disastro aereo
di Nirmala Carvalho
Joel D’Souza ha 24 anni e proviene da una famiglia cattolica. Egli ringrazia Dio per “avermi salvato la vita”. La madre: è una “nuova Pentecoste”. Gli investigatori sono alla ricerca della seconda parte della scatola nera, che contiene i dati del volo. Il bilancio della tragedia aerea è di 158 morti e otto superstiti.
Mumbai (AsiaNews) – Questa mattina il team della Direzione generale dell’aviazione civile (DGCA), con l’aiuto della polizia locale, ha ripreso le ricerche del registratore digitale di volo dell’Air India Express schiantatosi lo scorso 22 maggio a Mangalore – nel Karnataka, sud-ovest dell’India – uccidendo 158 persone.
Nel tardo pomeriggio di ieri gli investigatori hanno recuperato il registratore vocale della cabina di pilotaggio (CVR) e parte della scatola nera, contenente l’unità di acquisizione dei dati del volo (DFDAU). Nel gergo dell’aviazione, la “scatola nera” sta a indicare le due componenti che immagazzinano tutto quanto avviene durante il volo, le comunicazioni fra piloti e fra piloti e torre di controllo. Il ritrovamento servirà a chiarire quanto successo poco dopo l’atterraggio, quando il pilota non è riuscito a frenare l’aereo – proveniente da Dubai – finito fuori pista.
A bordo del velivolo vi erano 160 persone, cui si sommano sei membri dell’equipaggio. Il bilancio della tragedia è di 158 morti (fra i quali l’intero equipaggio) e solo otto sopravvissuti. AsiaNews ha raccolto la testimonianza di Joel D’Souza, una delle otto persone superstiti. Ieri mattina il giovane ha sostenuto la prima seduta di terapia in ospedale. I medici hanno chiesto ai parenti di non fare domande relative all’incidente, perché “potrebbe essere traumatico per lui”.
Rosy, la madre, siede al suo fianco e prega Dio perché possa consolare le famiglie che hanno perso i loro cari nella tragedia aerea. Joel D’Souza ringrazia Dio per averlo salvato. Egli è riuscito ad abbandonare la carcassa in fiamme e ha riportato solo ferite lievi. “L’aereo si è spezzato – racconta il sopravvissuto – e un fumo nero e denso ha invaso la cabina. Attraverso un’apertura nel finestrino sono saltato fuori. Altri sei passeggeri mi hanno seguito. Siamo fuggiti, grazie anche all’aiuto degli abitanti del vicino villaggio”.
Il superstite – di fede cattolica – sottolinea di essersi “inginocchiato” e di aver “ringraziato Dio” per “avermi salvato la vita. Quindi ho chiamato mio cognato a Dubai, il quale ha avvisato mia madre che mi ero salvato”. Grazie a Dio, aggiunge ancora l’uomo, “mia madre ha saputo che ero salvo prima ancora di sentire che l’aereo sul quale viaggiavo si era schiantato”.
Joel, 24enne originario di Vamanjur, cittadina nei dintorni di Mangalore, rientrava da un mese trascorso a Dubai, dalla sorella, dopo aver completato un corso di approfondimento sulla progettazione computerizzata in ingegneria meccanica. “Ero al sedile 23 – spiega ad AsiaNews – e appena toccato terra mi è sembrato che il pilota perdesse il controllo dell’aereo”. Egli aggiunge che “nonostante i tentativi del pilota di fermare il mezzo, ciò non è successo”, il velivolo si è schiantato e la cabina si è riempita di una fitta coltre di fumo. “Io e altri sei siamo riusciti a fuggire – confessa – poi abbiamo visto l’aereo spezzarsi di netto”.
Al momento egli è ricoverato al Kmc Hospital di Mangalore con lievi scottature, una frattura alla gamba destra e ferite non gravi alla colonna vertebrale. “Queste ferite non sono nulla – Dio mi ha salvato la vita e gliene sarò per sempre grato”. Joel è nato e cresciuto in una famiglia di profonda fede cattolica: la sorella Saira, il fratello Santosh e la madre Rosy sono riuniti attorno al suo letto, recitano in continuazione il Rosario per ringraziare del miracolo e spiegano ad AsiaNews: “questa è una nuova Pentecoste per la nostra famiglia; da una realtà di morte, Dio ci ha donato nuova vita, preghiamo per essere vicini a Dio”.
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