Mancano i fondi: a rischio i processi contro i leader Khmer rossi
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – Il tribunale speciale preposto a giudicare i Khmer Rossi attraversa una crisi finanziaria senza precedenti; essa rischia di vanificare gli sforzi fatti sinora per mettere alla sbarra gli esponenti del regime guidato dal sanguinario Pol Pot che, negli anni ’70, ha causato lo sterminio di oltre un milione di cambogiani.
Il fondo originario di 56 milioni di dollari stanziato per i primi tre anni è risultato insufficiente, perché i costi sono lievitati a causa delle numerose udienze preliminari volute dai giudici. Ad oggi vi sono 5 dei principali esponenti del regime in attesa di processo, accusati di crimini di guerra e genocidio. Fra di essi, Nuon Chea, braccio destro di Pol Pot chiamato familiarmente “il fratello numero due”; Khieu Samphan, il capo di Stato e Ieng Sary, ministro degli Esteri. Gli altri due esponenti in attesa di processo sono Ieng Thirith, moglie di Ieng Sary e ministro del Welfare e Kaing Khek Eav, altrimenti noto come “l’olandese”, capo della polizia segreta e direttore della caserma di Tuol Sleng, dove venivano torturati gli oppositori del regime.
Il leader dei Khmer Rossi, Pol Pot, conosciuto con l’appellativo di “fratello numero uno”, è morto il 15 aprile del 1998 nel suo nascondiglio nella giungla cambogiana, senza affrontare alcun tribunale per i crimini commessi.
Secondo fonti ufficiali il processo contro i leader khmer dovrebbe durare almeno sino al 2011. La lunga durata del dibattimento potrebbe quindi comportare l’impunità per gli accusati, ormai in età avanzata e con problemi di salute; ragion per cui un eventuale sentenza di condanna non avrebbe che un mero “valore simbolico”.