Manama vuole che dopo sei anni i lavoratori stranieri siano espulsi
L’idea illustrata dal ministro del lavoro del piccolo Stato, motivata dal gran numeo di immigrati e dai diritti alla salute, all’educazione, alla casa e soprattutto alla cittadinanza che le convenzioni internazionali chiedono di garantire.
Manama (AsiaNews) – Dopo sei anni di permanenza, i lavoratori stranieri dovranno essere espulsi. E’ la proposta che il Bahrein sta studiando anche se oggi il ministro del lavoro Majeed Al-Alawi ha negato l’intenzione di presentarla alla prossima riunione del Consiglio dei Paesi del Golfo, prevista per dicembre a Doha, in Qatar. Il provvedimento, se adottato, riguarderebbe circa 13 milioni di persone in Bahrein, Emirati, Qatar, Oman, Kuwait ed Arabia Saudita.
Intervistato dal Gulf Daily News, il ministro del lavoro del piccolo regno ha spiegato che la maggior parte dei lavoratori stranieri provengono da Paesi con religione, cultura e tradizioni diverse da quelle locali e ad esse non assimilabili o adattabili. “In alcune zone del Golfo – ha aggiunto Majeed Al-Alawi – non si può dire se si è in un Paese arabo o in uno asiatico. Nessuna nazione al mondo può accettare l’erosione della sua cultura all’interno dei suoi stessi confini”.
A preoccupare il Bahrein è il fatto, spiega oggi il ministro, che le convenzioni internazionali sui diritti dei lavoratori stranieri prevedono che essi abbiano gli stessi diritti dei lavoratori nazionali in materia di salute, educazione e casa e che dopo cinque anni di permanenza in uno Stato possano chiederne la cittadinanza. E gli immigrati sono circa l’80% della popolazione del Qatar e degli Emirati, il 60% del Kuwait ed il 40% del Bahrain.
Per questo, anche se, contrariamente a quanto sembrava, l’idea non verrà sottoposta al prossimo summit, il ministro ha rilanciato la sua proposta.
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