Manama revoca la cittadinanza a 31 attivisti e oppositori
Manama (AsiaNews/Agenzie) - Il governo del Bahrain ha revocato la cittadinanza a 31 attivisti, con l'accusa di "minaccia alla sicurezza dello Stato". È quanto ha riferito oggi il ministero degli Interni, in concomitanza con la notizia dell'arresto di quattro persone, sospettate a vario titolo di legami con gli attacchi bomba del 5 novembre scorso nella capitale Manama, in cui sono morti due immigrati di origine asiatica. Fra le personalità che hanno visto revocato il diritto di cittadinanza vi sono anche figure di primo piano dell'opposizione interna, come Saaed Shehabi, membro del Bahrain Freedom Movement (Bfm), l'ex parlamentare Jalal Fairooz e Hasan Mushaima, capo del movimento Haq, tra le realtà più importanti nella lotta contro la leadership interna.
Il governo ha deciso di revocare loro il diritto di cittadinanza, per una presunta violazione dell'articolo 10 della Legge sulla cittadinanza, che autorizza tale provvedimento nel caso di "danni individuali" oppure di minacce "alla sicurezza dello Stato". Ieri, intanto, in Bahrain si era diffusa la notizia dell'arresto di quattro sospetti terroristi, implicati nei cinque attacchi bomba che hanno colpito la capitale due giorni fa, uccidendo due lavoratori stranieri immigrati. Il capo della sicurezza locale ha puntato il dito contro il movimento sciita libanese Hezbollah, ritenuto responsabile delle violenze.
Il ministero degli Interni lancia pesanti accuse all'Iran: la tv di Stato di Teheran starebbe infatti sostenendo le rivolte interne in Bahrain, mentre i militanti locali usano "tattiche" illustrate dal leader supremo iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei. Il governo iraniano respinge le accuse, smentendo ogni coinvolgimento nella rivolta in Bahrain promossa dalla fazione sciita, maggioritaria a livello di popolazione, ma pressoché priva di potere politico ed economico.
Lo stesso movimento libanese Hezbollah nega di promuovere interessi o attività in Bahrain e, al tempo stesso, non risparmia le critiche alla monarchia sunnita, che detiene il comando, per le modalità di gestione della crisi. Resta invece saldo il legame con gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita, fra i più importanti alleati della monarchia sunnita al potere in Bahrain, sia a livello economico-commerciale che militare.
Dal febbraio 2011 il Bahrain è scosso da manifestazioni e proteste che chiedono riforme politiche e maggiore spazio per la popolazione di confessione sciita. Il governo sunnita di Sheikh Khalifa bin Salman Al Khalifa - la cui famiglia reale domina il Paese dal 1971 - ha risposto con la repressione, aiutato anche da militari sauditi. Finora sono state arrestate almeno 3mila persone e cinque sono morte per tortura durante la prigionia. Sarebbero 80 le vittime degli scontri dall'aprile 2012 e non si contano i fermi e le condanne degli attivisti per i diritti umani.
21/06/2016 11:42
01/06/2017 08:51