Maliki in Siria, in cerca di sicurezza e legittimazione
Damasco (AsiaNews/Agenzie) – Continua la tre giorni del primo ministro iracheno Nouri al Maliki in Siria; dopo l’incontro di ieri con il premier siriano Mohammad Naji al Otari, oggi sono in programma colloqui con il presidente Bashar al Assad. A Damasco Maliki ha vissuto da profugo negli anni ‘80, ma è alla sua prima visita da premier. Nell'agenda dei colloqui con Assad e le massime autorità dello Stato ci sono argomenti che riguardano l'economia e il petrolio, ma anche i quasi 2milioni di profughi iracheni che si trovano in Siria, il controllo della frontiera comune, per un tratto di oltre 600 km, la de-baathificazione e la riconciliazione nazionale.
Su quest’ultimo punto lo sciita al Maliki è bersagliato dagli oppositori e dagli stessi Usa: proprio ieri due senatori repubblicani americani hanno auspicato l’avvento in Iraq di “un governo e di un premier meno settari e più unificatori”. Molte le critiche anche all’interno. L’esecutivo di al Maliki è in piena crisi dopo le defezioni di 18 dei suoi 37 ministri, provenienti dal blocco sunnita Accordance Front, dalle fila dei sadristi e dai laici dell’Iraqi Nationalist List, facente capo all’ex premier Iyad Allawi. Con la visita in Siria, Paese sunnita visto ancora dall’opinione pubblica regionale come campione dell’antiamericanismo e del nazionalismo arabo, al Maliki potrebbe tentare anche un recupero di legittimità e consensi sul fronte interno.
La visita in Siria è segno di un graduale riavvicinamento tra i due Paesi avviato quest’anno, dopo 25 anni di ostilità. Il significato che Baghdad conferisce alla tre giorni siriana è chiara dalla delegazione di alto livello che accompagna al Maliki: tra gli altri il ministro degli Interni Jawwad al Bolani, del Commercio Abd al Fallah as Sudani e del Petrolio Hussein Shahrastani.