Maliki contro al Sadr: la posta in gioco a Bassora
Continuano gli scontri tra esercito nazionale e milizie dell’Esercito del Mahdi. In quattro giorni 130 vittime. Terrore tra la popolazione a Baghdad, sotto coprifuoco. Esperti puntano il dito sugli interessi della milizia del premier Maliki nel sud e avvertono: potrebbe essere la sua fine politica.
Baghdad (AsiaNews) – Le ripercussioni della battaglia di Bassora tra 30mila uomini dell’esercito nazionale e le milizie di Moqtada al Sadr si fanno sentire in tutto il Paese. Nella città meridionale ricca di petrolio si continua a combattere oggi e non vi è segno che i miliziani dell’”Esercito del Mahdi” depongano le armi dopo l’ultimatum di 72 ore lanciato dal premier al Maliki, che sta dirigendo personalmente l’offensiva. La popolazione è stremata e teme il protrarsi delle violenze che da martedì hanno ucciso già 130 persone. Il governo oggi ha dato tempo fino all’8 aprile a tutti i cittadini per consegnare le eventuali armi in loro possesso dietro un compenso in denaro. Molte zone da quattro giorni sono senza luce ed acqua. In altre non è possibile ricevere assistenza medica. Il cibo inizia a scarseggiare. “Si tratta solo di una lotta per il petrolio - dice un uomo intervistato dal Christian Science Monitor nel quartiere di Junaina - a nessuno importa ciò che succede alla gente”. Dai giacimenti di Bassora proviene l’80 per cento degli introiti nazionali dalla vendita di petrolio. In 9 province del sud i sadristi hanno grande seguito e sperano di ottenere anche rappresentanza politica nelle prossime elezioni amministrative di ottobre.
Anche a Baghdad la situazione è molto tesa. A Sadr City, roccaforte del religioso sciita, abitano almeno due milioni di persone e in tutta la città è forte la presenza dei suoi seguaci. Il governo ha imposto un coprifuoco di tre giorni, mentre è in corso una campagna di “disobbedienza civile” indetta dallo stesso al Sadr, da mesi riparato in Iran: scuole, università e negozi sono chiusi e il leader minaccia una "rivolta civile" in tutto il paese se non viene posta fine all'offensiva. Fonti locali di AsiaNews raccontano che la popolazione “è terrorizzata e al di là dell’appartenenza religiosa, tutti hanno paura ad uscire di casa più del solito”. Per le strade migliaia di sostenitori di Sadr manifestano per le dimissioni del governo Maliki. Altre manifestazioni simili si sono svolte a Karbala, una delle due città sante sciite, nel sud.
Bassora apre una spaccatura profonda nel blocco sciita al governo tra sadristi e sostenitori del partito Dawa del premier. In molti ritengono che la vicenda segni la “fine politica di Maliki”. Intanto esperti iracheni leggono gli scontri al sud come una lotta di potere tra milizie e non come una riaffermazione dell’autorità centrale su un territorio in mano a frange estremiste. Quasi tutti i giocatori sullo scacchiere politico iracheno possiedono proprie milizie - fanno notare - e Maliki non è da meno. Le sue forze a Bassora stavano perdendo terreno contro quelle del Mahdi e così si è deciso un intervento repentino.
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